Che dire, cari lettori, dell’anno che ci lascia se non affidarsi alla memoria per ciò che esso è stato e al perdono, in senso cristiano, per coloro che hanno commesso errori? La maledetta pandemia del Coronavirus ci ha trasformato. Nulla è stato più come prima. Le certezze sono svanite, la paura ha scandito giorni e mesi della nostra esistenza. L’invisibile e vile mostro ha segnato lutti e devastato il nostro modo di essere. Abbiamo pianto di fronte a scene di immenso dolore per i morti in solitudine giunti nei cimiteri in modo frettoloso senza che sulla loro bara potesse scivolare una sola lacrima. Sono andati via giovani, donne, anziani e finanche qualche bambino strappati all’affetto dei loro cari. Peggio che in una guerra nella quale il nemico ha un volto, come un terremoto devastante che non consegna avvisi. Dire che il 2020 è stato un anno terribile è solo un eufemismo. Alla inaudita violenza del mostro si è accompagnata una lunga serie di errori della classe dirigente politica e non, ma anche di notevole parte della comunità. I provvedimenti del governo sono apparsi confusi e parziali evidenziando un conflitto istituzionale come mai era accaduto: Regioni contro governo e sindaci contro tutti. E poi la vergognosa stagione dei ritardi: dai presidi sanitari per fronteggiare il morbo, all’assunzione di medici e infermieri, fino alla carenza dei posti letto negli ospedali. Non sono mancati gli imbecilli di turno: le migliaia di persone, soprattutto giovani, noncuranti delle regole e pronti a sfidare il buonsenso con gli affollamenti nelle movide, fronteggiando il virus senza mascherine o addirittura negandone l’esistenza. Un anno difficile (raccontato giorno pe giorno nell’annuario da oggi in edicola) che lascia una pesante eredità, ma che si apre anche con una straordinaria speranza: l’arrivo del vaccino. L’uscita dal tunnel sembra essere prossima. Ci consente di poter augurare un buon anno 2021. Di buona salute, di grande riflessione, di impegno per creare lavoro e sviluppo. Buon anno.
Gianni Festa