“Avellino città ideale” attacca: “Sembra tutto una caricatura”

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“Quanto sta accadendo in queste ore nella nostra città non solo assume i contorni della caricatura, ma ci restituisce senza timore di essere smentiti, l’immagine plastica di come la politica ed il rispetto per le istituzioni abbiano completamente abbandonato la discussione quotidiana”, così il comunicato di “Avellino città ideale”.  “Come la logica del presunto rinnovamento escluda le vicende e le visioni che dovrebbero essere oggetto di discussione, spostando tutto sul tavolo della trattativa più bassa e priva di spessore, in perfetta continuità con quanto accaduto nelle aule di Palazzo Città in questi ultimi anni. Non c’è classe politica che si rinnovi se le logiche ed i metodi rimangono perfettamente identici al passato, se alla professionalità ed alla conoscenza approfondita della macchina amministrativa, si sostituisce la logica tribale di una qualche forma di appartenenza a questo o a quel gruppo. Per carità i vincitori hanno sempre ragione, diceva qualcuno, ma ci si consenta di dire che a noi Avellino città ideale interessa che la città si possa riappropriare di spazi e di una dialettica fondata sui temi e sulle problematiche evitate e dimenticate,  che da anni stringono in una morsa asfissiante la nostra comunità. Per cui in questa logica consentiteci di dirlo, il nome del Presidente del Consiglio, se frutto di un passaggio di consensi da una parte all’altra, diventa una vicenda terribile e che pregiudica sin d’ora l’attività politico- amministrativa che ci apprestiamo a vivere. Così come l’accordo sotto banco per qualche nome in giunta, tecnico o politico, poco conta, se  rappresenta ancora una volta un vecchio stantio rituale, esatta esecuzione di un copione sempre identico, e nel quale cambiano gli attori, ma chi scrive usa la stessa matita.

E noi perdonateci proprio non riusciamo a tacere di fronte a tutto quello che accade e non riusciamo a comprendere come sia possibile che in un momento storico così delicato non si riesca a discutere altro che di sedie e di collocamenti aldilà o aldiquà del Rubicone. In una epoca in cui aleggiano i fantasmi del nazionalismo e del sovranismo, in cui gli individui sono numeri su imbarcazioni in mezzo al mare, in cui anche provare ad esprimere pubblicamente un senso di profondo sgomento per il grado di violenza e di disumanità comporta l’etichetta di radical chic o di buonista, in cui sempre più giovani abbandono le nostre terre in cerca di fortuna, in cui le donne hanno sempre meno protezioni sociali, in cui la cultura è davvero preda dei Barbari, perdonateci davvero ma a noi tutto questo provoca un senso di profondo rifiuto e di nausea. Per cui non possiamo che invitare ancora una volta a prestare attenzione a ciò che è accaduto in questi anni, a prendere atto che la coscienza collettiva va ricostruita con l’esempio, e con la cultura del rispetto degli individui e dei cittadini, che non esistono solo in Campagna elettorale e che non sono semplicemente numeri di un collegio o di una periferia. Che quelle periferie non vanno percorse con quell’atteggiamento di chi pensa di aver sanato le proprie colpe ed i propri misfatti, o di essere puro e duro, salvo smentita, e che si può partire da qui, dal metodo con cui si sceglie una persona, una storia, che è ben oltre ed aldilà di un semplice nome, per accontentare o intessere relazioni strumentali. Partire dal rispetto per quel Consiglio Comunale che dovrebbe essere luogo di sintesi degli opposti e di rispetto della Comunità, dove il senso della costruzione politica possa ripartire per un nuovo e migliore domani”.