Evitare un ritorno al passato

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Stefano Folli usa il paradosso del calabrone che non potrebbe volare ma vola, così come il governo Cinque Stelle – Lega che non dovrebbe stare in piedi ed invece resiste e va avanti almeno fino al 26 maggio. Dopo le Europee le sorti dell’esecutivo potrebbero cambiare. L’instabilità è uno dei mali del nostro Paese. Dal 1946 ad oggi, 29 Presidenti del Consiglio che hanno presieduto complessivamente 65 governi. Esecutivi anche brevissimi come uno guidato da Fanfani che è durato solo 23 giorni. Insomma è già accaduto molte volte in passato che un’intesa politica si esaurisse. In questi giorni è in libreria un volume dedicato al genio di Niccolò Machiavelli scritto dallo storico Asor Rosa che pone una domanda antica sul “caso Italia” e sulla politica del nostro Paese. A cinquecentocinquant’anni dalla nascita Asor Rosa ripercorre la parabola del pensatore fiorentino e su un evento come la stesura del Principe   che ha finito per formare e determinare i secoli successivi, per renderli giusti o sbagliati, decadenti o avvincenti, dipende dall’occhio e dallo sguardo che intendiamo poggiare sulla cosa, sull’oggetto di un’indagine sempre aperta. Ha scritto Galli della Loggia che il libro testimonia la vastità e la profondità della crisi in cui oggi è precipitato il nostro Paese, che proprio perché tale, come tante altre volte in passato sollecita a riandare alla vicenda storica italiana e ad altre disfatte. Cioè a ripensare l’Italia per rintracciare cause e modi della sua incompiutezza, del perché a tempo debito non siamo riusciti a essere uno Stato come gli altri d’Europa con i quali amiamo confrontarci. La catastrofe che manda in frantumi l’Italia è definita secondo Machiavelli da tre parametri: a) come ritardo rispetto alle grandi monarchie europee nella costruzione di un saldo potere centralizzato capace di contare su una propria struttura militare anziché su milizie mercenarie; b) come radicale inadeguatezza delle classi dirigenti della Penisola, innanzi tutto nel comprendere la nuova situazione e nel trovare il modo di farvi fronte conservando la propria libertà d’azione; c) come conseguente drammatica perdita di autonomia, di possibilità di autodecisione da parte dei soggetti politici italiani. Asor Rosa attraverso Machiavelli sente il bisogno di raccontare l’oggi, di leggere la vita del politico fiorentino come la nostalgia di un pensiero sottile e il vizio di ricondurla ai nostri giorni, di chiedere a lui lumi per ciò che abbiamo di fronte. Operazione inedita e spericolata che ha un suo fascino perché il pensiero politico moderno è nell’opera di Machiavelli. Come dice Massimo Cacciari l’importanza di questo libro è proprio la connessione col presente. Nella crisi di allora c’erano personaggi come Machiavelli che reagivano producendo grandi idee. E nella crisi di oggi abbiamo bisogno di un grande progetto politico.  Ma il libro di Asor Rosa si radica anche in un quadro più ampio. Non solo il disfacimento della democrazia italiana ma più in generale la disfatta che sta vivendo la democrazia occidentale. E dunque come dice lo stesso Asor Rosa adesso occorre parlare all’Europa e servirebbe un “Principe” dotato di un’apertura europea perché come scrisse Jean Jacques Rousseau – il pensatore, non il Rousseau logo della piattaforma 5 stelle: “Fingendo di dar lezione ai re, Machiavelli ha dato di gran lezioni ai popoli che non hanno alcuna lezione da imparare, ma hanno solo lezioni da impartire”. L’epoca nella quale visse Machiavelli tra la fine del quattrocento e l’inizio del Cinquecento si potrebbe dire che fu caratterizzata in Italia dalla lotta tra mini sovranismi. Oggi in Europa lo scontro è tra sovranismi più grandi ma sono sempre esempi negativi e la strada allora è quella di rileggere il Principe, per evitare un pericoloso ritorno al passato.

di Andrea Covotta