Di Domenico Gallo
Una fragile tregua per consentire il rilascio di 50 ostaggi a fronte della liberazione di 150 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, può portare qualche giorno di respiro alla martoriata popolazione di Gaza, ma non ferma la guerra perché non cambia l’intenzione di Israele di proseguire l’azione militare intrapresa sulla pelle dei Gazawi fino alla “vittoria”. Non sappiamo in cosa consista la vittoria ma sappiamo che si sta consumando una strage degli innocenti di proporzioni bibliche se in 40 giorni di bombardamenti sono morti circa 5.000 fanciulli. I numeri sono impressionanti, ma non danno conto della dimensione reale del dramma, non riescono a descrivere l’inferno dei feriti lasciati morire per l’impossibilità di essere curati, il fetore di morte per i cadaveri rimasti sotto le macerie e per quelli accumulati nei pressi degli ospedali, l’orrore delle fosse comuni dove vengono frettolosamente seppelliti, l’angoscia delle partorienti sotto le bombe, la fame e la sete degli sfollati rimasti senza tetto, senza acqua e senza cibo. A Gaza è calato l’inferno sopra una popolazione di oltre due milioni di persone. Di fronte ad una situazione così orribile si sbiadiscono e scompaiono le ragioni e i torti di una parte o dell’altra. Questa realtà è inaccettabile, la comunità internazionale, tutti gli Stati hanno il dovere di agire per fermare il massacro e ristabilire la pace. Invece non solo non vengono applicate sanzioni di alcun tipo per fermare Israele, ma non si ha nemmeno il coraggio di invocare il cessate il fuoco per non disturbare i piani del governo israeliano. L’Italia e l’Unione Europea balbettano di tregua umanitaria, di far passare i convogli con i generi di prima necessità per la popolazione, di aumentare gli aiuti a Gaza. Ma a cosa serve una tregua, se poi i combattimenti sono destinati a riprendere, a lasciare libera la morte di mietere il campo? Il silenzio della politica ci rende complici. Quando ogni 10 minuti muore un bambino a Gaza, il fattore tempo è essenziale. Dobbiamo pretendere che il nostro Paese e le Istituzioni europee di cui facciamo parte chiedano a voce alta il cessate il fuoco ed esercitino su Israele delle pressioni non inferiori a quelle operate sulla Russia, per ottenere lo stop di ogni massacro. Il cessate il fuoco interrompe la fase cruenta della guerra, può favorire il rilascio degli ostaggi ma non assicura la pace poichè Netanyahu ha comunicato l’intenzione di rioccupare Gaza per garantire la sicurezza di Israele. Questo sarebbe il modo migliore per continuare la guerra dopo la guerra e rendere il conflitto permanente. Come si può pensare che dopo aver seminato lutti in tutte le famiglie, dopo aver trasformato in sfollati un milione e settecentomila persone, dopo aver distrutto il 50% delle abitazioni e gli impianti indispensabili per la vita civile, l’esercito israeliano possa amministrare il territorio e tenere sotto controllo la popolazione superstite di Gaza?