L’8 dicembre, giorno della celebrazione della festività dell’Immacolata, è arrivato anche il Natale, giachè è il giorno in cui tradizionalmente si preparano l’albero di Natale e il presepe ed i vari addobbi natalizi. La festività natalizia è quindi legata alla cosiddetta “Festa dell’Immacolata”.A ricordarcelo sono le tante opere d’arte ispirate all’iconografia dell’Immacolata e della Times New Roman, per lo più dipinti e statue marmoree e lignee, nelle chiese dell’Irpinia e, soprattutto, nel capoluogo.
Alla Vergine Immacolata si ispirò, per esempio, il pittore Nicola Malinconico (ambito di Paolo De Matteis) in un dipinto che è nel palazzo della Curia Vescovile, in piazza Libertà ad Avellino e che, in quanto ad epoca di esecuzione, assegniamo agli anni successivi al 1713. La tela, restaurata, si presenta attualmente in mediocre stato di conservazione. La caratterizza uno stato di approssimazione e di “abbozzo” che farebbe pensare ad un’opera non finita. A nostro giudizio, invece, date anche le sue notevoli dimensioni, molto probabilmente trattasi di una replica rielaborata ma non portata a termine da Nicola Malinconico. L’immagine ricalca molto fedelmente L’Immacolata Concezione di Cesare Fracanzano che è nella Chiesa San Ferdinando a Napoli e le tele dell’Immacolata di Paolo De Matteis site rispettivamente nel presbiterio della chiesetta a Serra Fontana ad Ischia e nella Chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli. L’Immacolata di Serra Fontana è firmata e datata 1713. Nel Duomo avellinese c’è la splendida tavola dipinta dell’Adorazione dei Magi del fiammingo Aert Mytens, del 1575 .
Tuttavia, in città, mentre scriviamo, e mentre forse s’è già provveduto all’addobbo cittadino e alla programmazione delle manifestazioni civili e religiose di rito, probabilmente è stata già elusa definitivamente dall’amministrazione comunale e provinciale l’aspettativa degli avellinesi di vedere realizzato il loro vero Natale, quello a loro tanto caro, quello ( una volta abituale ) che rivitalizzi con iniziative pubbliche e con apposito addobbo il Centro storico, intorno alla Cattedrale. Sicchè anche quest’anno Avellino appare prepararsi a rimanere isolata (ancora più isolata che negli anni scorsi) difronte al generale straordinario flusso turistico nazionale. Si teme, insomma, che nel centro storico del capoluogo non si concretizzino quest’anno iniziative presepiali pubbliche, ufficiali, da parte dell’amministrazione comunale.
C’‘è un fondo di mestizia e di dolore pertanto nel cuore antico di Avellino fin da questi primi giorni prenatalizi. Il centro storico, con i suoi ruderi, sepolto dal 23 novembre 1980 nella più squallida solitudine, rischia di divenire di per sé, ancor più oggi, il simbolo di un inedito, inquietante, drammatico Presepio inesistente, di un Natale mancato. Un paradosso nel cuore del centro storico della città, pur sede di monumenti e di opere d’arte, come la Dogana ed il Duomo, che una volta costituivano il cuore pulsante della città.
Non ci si meravigli, allora, se i giovani non credano più alle istituzioni e non credano più in particolare che i Beni artistici e culturali siano settori che possano dare loro un futuro. I giovani lasciano la loro terra d’origine per emigrare altrove. Altrove in Italia tira il Turismo culturale specialmente nel periodo natalizio grazie ai visitatori stranieri. E, mentre all’estero i settori del Turismo e dei Beni culturali, tra loro variamente collegati, vengono “coccolati”, per contrasto in Irpinia, patria ricca di storia e di arte, la gente si allontana – con ritmo sempre crescente – dal mondo dell’arte e della cultura e dalle radici dei luoghi natali. Ciò che è più grave, i giovani non credono più nelle amministrazioni pubbliche, incapaci di risvegliare in loro l’interesse per l’arte e la cultura con cui creare risorse e occupazione.sul territorio.
Per avvicinare i cittadini al “luogo” d’origine e all'”arte” c’è bisogno perciò ad Avellino, in Irpinia più in generale, di iniziative atte a far decollare il turismo artistico-culturale locale. Forse si potrebbe imitare Napoli: in un progetto lungimirante e di ampio respiro, non certo astratto, si potrebbe, per esempio, fare del centro storico di Avellino una seconda San Gregorio Armeno con l’allestimento e con la creazione di presepi e pastori. Avellino potrebbe divenire il luogo dei presepi, con la prospettiva che esso si popoli e brulichi di botteghe dedite prevalentemente alla creazione di pastori e di prodotti artistici. Gli artisti e le condizioni ci sono. In Irpinia esistono ben tre licei artistici dove si lavora l’argilla, ad Avellino, a Calitri e a Grottaminarda, ricchi di una propria storia e d’una propria nobile tradizione, e strettamente collegati alla vicina Accademia di Belle Arti di Napoli e a San Gregorio Armeno. A pochi passi dal Duomo, inoltre, è già allestito il più bel presepio della città, il famoso, storico “Presepio di San Francesco Saverio” nell’omonima Chiesa. Esso ha una sua storia che conviene non dimenticare. Annullare quest’anno la festività del Natale negando alla città addobbi ed iniziative pubbliche significherebbe annullare la gloriosa tradizione dei presepi in Irpinia, e ad Avellino in particolare, significherebbe annullare la storia stessa della nostra terra. Di cui dovremmo invece continuare ad essere fieri ed orgogliosi. Anche solo per sopravvivere.
Riccardo Sica