È del 30 Gennaio 2024 la notizia dell’impianto, da parte di Neuralink, l’azienda di neurotecnologie di Elon Musk, di un chip neurale nel cervello di un essere umano. Si tratta di Telepathy, un chip con un migliaio di elettrodi flessibili che amplificano i segnali dei neuroni, li raccolgono e li trasmettono all’esterno in wireless ad un robot dedicato all’assistenza. L’ambizione e lo scopo del progetto è potenziare le capacità umane, curare disturbi neurologici come la SLA o il Parkinson e, forse, un giorno realizzare una relazione simbiotica tra uomo e intelligenza artificiale. È una notizia sensazionale e “un esperimento dal potenziale enorme”. Una scoperta rivoluzionaria, anche se, a onor del vero, tanti progressi simili vengono faticosamente compiuti pure dalla comunità scientifica internazionale, pur dotata di minori finanziamenti per la ricerca. Una notizia eclatante e complessa, degna di una attenta riflessione.
La sperimentazione sull’essere umano, autorizzata dal Food and Drug Administration statunitense, nel maggio 2023, si inserisce nel contesto delle frementi attività che il fondatore di Neuralink e di altre rampanti attività digitali, Elon Musk, imprenditore canadese, sta sostenendo ormai da anni. L’impianto può avere una grandissima utilità nella gestione di severe patologie neurodegenerative, ma può, nello stesso tempo, servire a scopi meno nobili, o addirittura, essere asservita a interessi economici e speculativi o, nella peggiore delle ipotesi, a scopi brutalmente bellici di cui nemmeno ancora immaginiamo la portata e le conseguenze. Questi progetti, qualora avessero esito favorevole e concreta realizzazione pratica, rivoluzionerebbero decisamente la vita umana e l’ecosistema dell’intero pianeta. Siamo sulla soglia di un abisso oscuro, forse, o forse sulla soglia oltre la quale si prepara un futuro radioso, fecondo di innovazioni e scoperte, pure medico-scientifiche, che garantiranno all’essere umano benessere e prosperità. E su questa soglia, ormai asserviti e assorbiti dalla civiltà digitale che regola, quasi totalmente i nostri ritmi vitali e le nostre scelte, nel compiere gli ultimi, fatali passi, verso il futuro che, inesorabile, avanza, possiamo solo assumere la consapevolezza della criticità delle opere che si compiono e, memori della potenza del pensiero critico e della facoltà, tutta umana, di provare, di ascoltare e di gestire le emozioni, possiamo e dobbiamo riflettere sul percorso intrapreso e sulla direzione che esso può assumere per il singolo e per la collettività. Elon Musk, leader di un team di valenti e geniali professionisti, ha l’indiscutibile pregio della dinamicità visionaria, l’energia dirompente di chi precorre i tempi e realizza sogni, ma, moderno Prometeo, come il dottor Frankenstein, icona dello scienziato che sfida la Natura e le leggi eterne dell’universo, sarà in grado di gestire questo patrimonio di conoscenze ed innovazioni, e, soprattutto, sarà in grado di utilizzarle nella maniera più utile per il genere umano e il nostro pianeta? E ancora, saranno in grado, l’imprenditore e il suo team di esperti, di evitare e limitare distorsioni, distopie, possibili effetti collaterali o anche pressioni negative? La trama delle vicende storiche e sociali della razza umana ci porta a diffidare e ad essere cauti di fronte ad innovazioni di tale portata e, nello stesso tempo, ci ha insegnato che il progresso dell’umanità è frutto della potenza del pensiero innovativo e delle coraggiose azioni di individui visionari e temerari come Elon Musk. L’importante è che, sulla soglia del futuro e della vita, pure nell’entusiasmo di nuove scoperte e di nuove frontiere conquistabili, il pensiero critico vigili sempre e argini gli eccessi garantendo equilibrio e soprattutto, è importante che, nel bagliore del futuro, l’essere umano custodisca la scintilla di bene che al suo cuore da sempre appartiene.
Emilia Dente