L’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria ha svolto questa mattina una verifica all’interno del carcere di Avellino, struttura alle prese da tempo con gravie persistenti criticità.
“Siamo qui per verificare le condizioni di lavoro del personale e anche per portare un segnale di vicinanza ai colleghi che sono riusciti a sventare questo tentativo di introduzione di sostanze illegali all’interno dell’istituto di Ariano, dove la situazione di sovraffollamento e anche di popolazione detentiva è comunque sovradimensionata rispetto alla capacità ricettiva dell’istituto e dove c’è, come in tutta la Campania, una carenza d’organico significativa”, afferma il Presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (USPP) Giuseppe Moretti. “C’è in atto una protesta di carattere generale anche con le altre organizzazioni sindacali, una battaglia, che stiamo conducendo con grande convinzione, perché riteniamo che vada risistemato il contesto lavorativo del personale attraverso l’immissione in ruolo di più personale, attraverso comunque una gestione diversa delle criticità dovute a detenuti che hanno comunque uno spessore criminale significativo e che vengono allocati anche in istituti che non hanno più la capacità ricettiva di contenere queste unità, queste persone che vengono spostate. Noi siamo qui oggi per dare un segnale, un segnale di vicinanza, soprattutto per verificare se ci sono le condizioni per il miglioramento delle condizioni di lavoro. Anche l’episodio di ieri, cioè il tentativo di introduzione dei telefonini che c’è stato qui e che ormai è una piaga generale, noi chiediamo di contrastarla con mezzi adeguati, dotando la Polizia Penitenziaria di tutti gli strumenti necessari e un’altra delle richieste che facciamo, anche per evitare le introduzioni di sostanze stupefacenti, è quella di ampliare l’utilizzo dell’unità cinofile. Quindi la situazione delle carceri campane e di istituti come quello di Avellino e quello di Ariano Irpino sono sotto gli occhi di tutti, lo stiamo denunciando e ci aspettiamo che comunque arrivino dei segnali da parte del provveditorato, ma anche da parte della direzione generale, dell’amministrazione del Dipartimento, ben consapevoli degli sforzi che sta facendo anche il Governo rispetto ai nuovi arruolamenti, rispetto al fatto di mettere in sicurezza il lavoro del personale di Polizia Penitenziaria, ma ora l’emergenza sta diventando veramente importante. Quindi chiediamo un’accelerazione di tutte quelle misure che devono portare poi a un ripristino della dignità lavorativa, ma anche della sicurezza vera e propria degli istituti. Sappiamo che c’è un allarme criminalità all’interno delle strutture penitenziarie e noi siamo preoccupati per i riflessi che ciò ha sulla sicurezza e anche sul rispetto della legalità e dei processi che poi sono riservati alla Polizia Penitenziaria, cioè anche la partecipazione all’attività di riduzione con una situazione del genere, non si può parlare di recupero del reo e né tantomeno di situazioni che possano consentire al carcere di esercitare il proprio ruolo anche di espiazione della pena, di certezza della pena”.
Il discorso, poi, si sposta sulle misure da adottare per affrontare le problematiche presernti nella struttura.“Noi abbiamo chiesto al Governo un piano straordinario di arruolamenti, occorrono almeno 5mila unità per ritornare a un numero di personale che non sarebbe quello idoneo, perché noi sappiamo benissimo che c’è un progetto, un piano, uno studio dell’amministrazione penitenziaria del 2018 che prevedeva un numero di personale che non è inferiore alle 57mila unità, considerato che adesso la pianta organica è di 42mila unità e che in servizio attualmente ce ne sono soltanto circa 36mila, capite bene che in questo modo la sicurezza non può essere garantita dal personale, c’è un sovraccarico di lavoro giornaliero, ore prolungate lavorative, un ricorso allo straordinario ormai radicato, quindi noi quello che chiediamo è soprattutto un piano di arruolamento straordinario, poi chiediamo ovviamente di fare ricorso alla tecnologia, perché c’è tutta la parte che riguarda la sicurezza degli istituti che non è soltanto attiva, ma anche passiva, quindi anche attraverso l’aumento della tecnologia bisogna ricorrere a strumenti adeguati per evitare anche l’emissione di sostanze stupefacenti e di altri materiali, oggetti non consentiti, attraverso anche i droni e quindi anche un adeguamento della tecnologia per evitare queste intrusioni e ovviamente chiediamo anche di rivedere tutto il problema della sanità penitenziaria che è un altro dei problemi gravissimi, perché molte delle aggressioni che avvengono in danno del personale che lavora all’interno delle strutture penitenziarie sono causate proprio da attenuti che hanno patologie psichiatriche e che non possono essere curati adeguatamente in sezioni detentive ordinarie, quindi chiediamo anche un’implementazione dell’assistenza e di tutto quello che concerne l’ambito della cura sanitaria per quanto riguarda questi soggetti, proprio per evitare anche che il personale poi subisca quello che subisce giornalmente ormai aggressioni frequenti proprio dovute a questa tipologia di personale. Questi sono i tre parametri su cui ci basiamo, quindi un aumento del personale attraverso maggiori arruolamenti, un aumento della tecnologia, ma anche ad esempio un’implementazione dell’utilizzo delle unità cinofile, noi abbiamo chiesto e peraltro c’è stato già disposto che saranno raddoppiate, l’utilizzo delle unità cinofile serve anche per evitare l’introduzione di sostanze stupefacenti come di fatto è successo in molti istituti dove ciò è avvenuto e quindi con grande successo, quindi queste sono le cose che chiediamo, anche la sanità penitenziaria come dicevo è una cosa molto importante perché la cura dei detenuti psichiatrici che peraltro non dovrebbero rimanere nelle strutture penitenziarie chiaramente comporta un sovraccarico di lavoro per il personale che perciò si deve vedere costretto a sostituire altre figure che dovrebbero invece occuparsi di questi soggetti”.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha chiesto al dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria una relazione urgente su quanto avvenuto nel carcere di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, dove un agente della penitenziaria è stato fermato in possesso, tra l’altro, di quasi 4,4 chili di sostanze stupefacenti di vario tipo: “Ci troviamo di fronte a un Governo che sta cercando di invertire la rotta su anni di disarticolazione della sicurezza degli istituti penitenziari. Quello che faremo noi oggi è ovviamente verificare le condizioni di lavoro, dei luoghi di lavoro e individuare quali sono le criticità da segnalare e fare una segnalazione diretta al vertice dell’amministrazione penitenziaria affinché poi vengano adottati dei provvedimenti adeguati. Sotto l’aspetto dell’intervento della parte politica e quindi del Ministro, chiaramente noi abbiamo un filo diretto con il Sottosegretario che ha la delega sulla Polizia Penitenziaria, Andrea Delmastro, il quale in ogni occasione ha dimostrato e dimostra sempre vicinanza al personale rispetto anche ai progetti di messa in sicurezza del lavoro della Polizia Penitenziaria. In questo senso ovviamente non mancheremo di segnalare a lui la necessità di interventi straordinari, soprattutto in un territorio come questo che è un territorio che oggi sta veramente soffrendo di tutto quello che è successo negli anni e cioè una poca considerazione del lavoro della Polizia Penitenziaria che noi vogliamo riportare al centro dell’attenzione proprio attraverso le interlocuzioni che sono in atto con l’esecutivo e con il governo. Abbiamo anche il Presidente del Consiglio che ha parlato di un piano carceri, chiaramente si sta lavorando, noi siamo comunque pronti a dire la nostra e a dare il nostro contributo senza fare demagogia, ma soprattutto ritenendo che sia venuto il momento di accelerare i tempi per la messa in sicurezza degli istituti anche per non rischiare quello che è successo quando c’è stato il Covid, cioè problematiche gravi e significative che poi hanno determinato anche delle rivolte”.
“Il Personale di Polizia Penitenziaria dell’area irpina, comprendente Avellino, Ariano Irpino e Sant’Angelo dei Lombardi, soffre di gravi difficoltà operative a causa della carenza di risorse umane. È importante sottolineare che c’è una riduzione obbligatoria del personale assegnato al servizio”, afferma il segretario regionale dell’USPP, Ciro Auricchio. “Vorrei ribadire che ad Avellino mancano 70 agenti, ad Ariano Irpino 40, e a Sant’Angelo dei Lombardi 20. Nonostante ciò, siamo in grado di mantenere l’ordine e la sicurezza interna, grazie al grande spirito di sacrificio dimostrato dai colleghi di Polizia Penitenziaria”.
“La situazione ad Avellino continua a essere legata a doppio filo alla carenza di personale. Purtroppo, il personale di polizia penitenziaria è scarso e si lavora in modo non ottimale”, conclude il vicario regionale Uspp, Maurizio De Fazio. “Questo è dovuto non solo alle molte questioni normative, ma anche al fatto che la polizia penitenziaria sta diventando sempre più incompatibile con il sistema penitenziario. Sebbene vi sia molta attività, questa non rispecchia pienamente l’idea di sicurezza, che dovrebbe essere prioritaria. Infatti, se la sicurezza viene meno, tutto il sistema ne risente, come dimostrato anche dal caso di Ariano. È importante che l’amministrazione prenda provvedimenti non solo a livello normativo, ma anche intervenendo direttamente nei singoli istituti per migliorare le condizioni di sicurezza. Il personale è insufficiente e ci sono numerose problematiche correlate allo stress lavorativo, il che peggiora ulteriormente la situazione. Anche se mettersi in malattia è un diritto sancito dalla Costituzione, se c’è un alto tasso di assenteismo, il personale presente deve svolgere un lavoro supplementare per compensare, il che è insostenibile”.