Una sfida culturale e politica

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Nella riflessione della settimana scorsa accennai al vertice europeo di Porto, puntualmente avvenuto e sottolineai la centralità del nuovo pilastro sociale all’interno delle tematiche affrontate. Il nostro premier Mario Draghi ha offerto un contributo notevole per superare concretamente l’annoso dualismo tra l’inclusione sociale e la performance economica: non è davvero poco per un esperto di altissimo profilo sulle questioni finanziarie europee e mondiali. Si tratta, dunque, di una economia sociale fuori dal giardino di casa, oltre la siepe degli egoismi nazionali tuttora presenti nella comunità europea. In realtà il nuovo percorso di inclusione sociale si è servito di una indagine Eurobarometro, che ha interpellato quasi trentamila cittadini europei per scandagliare l’opinione sulla complessa materia di prosperità e di giustizia sociale. Con larga maggioranza le opinioni espresse hanno evidenziato la diffusa necessità di interventi concreti ed efficaci per migliorare i diritti sociali, sistematicamente trascurati nel corso degli ultimi 15 anni di crisi, con la costante enfatizzazione della competitività, separando la complessita’ della base dello sviluppo economica integrale del tessuto sociale, fatto di persone, di famiglie, di speranze positive per il futuro. Il 2030 è il termine fissato per raggiungere alcuni obiettivi fondamentali tra cui, il prioritario raggiungimento di almeno il 78% della popolazione attiva- tra i 20 e i 64 anni- con un lavoro stabile. Il nucleo portante del nuovo pilastro sociale europeo viene, finalmente, individuato nel diritto universale al lavoro, senza trascurare la formazione professionale ricorrente e la valorizzazione del lavoro femminile. All’interno di questo orizzonte europeo il nostro Paese, notoriamente incapace di spendere integralmente e in maniera efficace, le risorse europee, dovrà necessariamente voltare pagina, velocemente, recuperando responsabilità e competenze. Il governo Draghi misura su questa sfida la sua credibilità , specialmente nella concreta ed efficace realizzazione del nostro Pnrr. Fare presto e fare bene: e’ questa la tabella di marcia del governo, ma anche di tutti i livelli istituzionali territoriali che continuano ad avere una visione parziale delle misure urgenti da attuare ed una burocrazia inefficiente sempre piu’ in – capace di affrontare adeguatamente le emergenze attuali. Tale inefficienza va affrontata immediatamente con l’immissione di energie umane nuove e disponibili, ma nel medio e lungo periodo occorrono provvedimenti legislativi innovativi di tutto l’apparato burocratico in un quadro di uniformità nazionale , fuori dai consolidati interessi clientelari. Ancora una volta, va sottolineato che la sfida è culturale, ma è soprattutto politica all’interno di una partitocrazia fallimentare che sembra non cogliere, come avevamo auspicato, il momento propizio del governo Draghi, come ultima occasione per rinnovarsi sul piano della credibilita’ e della innovazione.

di Gerardo Salvatore