Dove va il Movimento di Conte?

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Dove va il Movimento di Giuseppe Conte? L’interrogativo è lecito ad una settimana dall’elezione del Capo politico dei Cinque Stelle e dopo ben 18 mesi di reggenza affidata a Vito Crimi, con tutto ciò che è successo nel frattempo: caduta del Conte II, allontanamento di Casaleggio, fuoriuscita di Di Battista, diaspora di parlamentari, eclissi di Beppe Grillo…La domanda è lecita ma la risposta non è affatto facile, e non aiutano certo le modalità e le circostanze della nomina-successione. Un’accurata regia ha veicolato con successo nei media lo stereotipo di un plebiscito a favore dell’ex presidente del Consiglio; ma le cose sono andate veramente così? Poco più di 67 mila consensi su 115  mila attivisti registrati per il voto non sono proprio l’unanimità (quasi la metà degli aventi diritto non si sono espressi). Ma sono altri gli elementi che intaccano la credibilità del risultato. In primo luogo non c’era un competitore: quella di Conte era l’unica scelta possibile; chi non era d’accordo poteva solo astenersi, e così è accaduto. Ma poi, ancora più sconcertante, la selezione dell’unico candidato non era accompagnata dall’indicazione di un qualsiasi indirizzo programmatico per il partito. Un voto a scatola chiusa, insomma, una leadership sulla fiducia.

Questa situazione rende obiettivamente difficile rispondere al quesito iniziale. Dove va il Movimento guidato da Giuseppe Conte? A chi si rivolge? In quale direzione si muove? Qual è il suo programma? Con quali alleati intende realizzarlo? In attesa che la conclusione della pausa estiva e la ripresa dell’attività politico-parlamentare forniscano più precisi elementi di valutazione, si può solo ragionare su quanto dichiarato dal nuovo leader appena “plebiscitato”; e a qualcuno, dalle parti di palazzo Chigi si devono esser drizzate le orecchie. Non una parola sul governo, di cui il Movimento è parte consistente; lo sguardo, e l’impegno, sono piuttosto rivolti al futuro, neppure tanto lontano: “Nelle prossime settimane lavoreremo a un testo base di interventi programmatici, non coinvolgeremo solo i nostri gruppi territoriali. Da settembre girerò personalmente tutta l’Italia, nel giro di alcuni mesi, spero già a fine anno, avremo il più partecipato e articolato programma di governo mai elaborato”, ha spiegato in un video su Facebook. Insomma, il governo Draghi, cui successivamente il neo leader ha tributato ossequi formali, è come messo tra parentesi. Conte già guarda ad un futuro prossimo, immagina una prospettiva politica da costruire nel corso del semestre bianco e da concretizzare in una campagna elettorale imminente, si direbbe subito dopo l’elezione dei successore di Mattarella. Se ne è avuto conferma nella lunga lettera indirizzata al “Corriere della Sera” che l’ha pubblicata ieri. Nella sostanza, il nuovo Capo politico intravede a breve la fine dell’emergenza e la ripresa dell’iniziativa politica sulla base dei risultati ottenuti dai suoi due governi, trascurando il fatto che il secondo ha dovuto correggere molti errori del primo, e ignorando completamente gli attuali compagni di strada e le loro priorità (vedi lo ius soli sollecitato da Enrico Letta ma che può aspettare non solo per Paola Taverna ma anche per Roberto Fico) . Comunque l’esperimento Draghi è inteso come transitorio, destinato a concludersi a breve, non appena sarà pronto il programma di governo del “nuovo” Movimento, come Conte ama definirlo.

di Guido Bossa