Quel che resta della permanenza, Conversazione in Biblioteca con il maestro Spiniello

L'iniziativa sarà anche l'occasione per ricordare Armando Montefusco

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E’ dedicato all’artista Giovanni Spiniello il primo appuntamento – in programma il 18 marzo, alle 17.30 – di Conversazioni in Irpinia, la rassegna, ideata e diretta da Emilia Bersabea Cirillo e Franco Festa, e promossa dalla Provincia di Avellino con il Coordinamento Tecnico- Scientifico del Museo Irpino e della Biblioteca “S. e G. Capone”. La riflessione, nel segno di “Quel che resta della permanenza”, partirà questa volta da quanti risiedono e operano in Irpinia: scrittrici e scrittori, un critico letterario, un artista delle arti pittoriche, un architetto, un famoso imprenditore, una ricercatrice di storia locale. La sfida è quella di dare voce a quel che resta della permanenza, a quanti scampati all’emigrazione intellettuale o alla fuga dalle campagne, sono idealmente accomunati, come gli ebrei della sinagoga di Milano che racconta Moni Ovadia, dall’idea di restare, vivere, “radicarsi” nel loro luogo di origine, pur coscienti delle difficoltà, ma convinti della necessità morale  della loro scelta.

E’ Emilia Cirillo a sottolineare come “Giovanni Spiniello è un artista raro che ha saputo interpretare la natura profonda della nostra terra, creando un linguaggio pittorico assolutamente personale, che va oltre i confini del Nostro territorio.
Giovanni Spiniello parla dipingendo, racconta i miti e le leggende dell’Irpinia con i suoi colori che vanno dal verderame al cobalto, intramezzati dal rosso e dal giallo, puntinati da sprazzi iridescenti, inframezzati da frasi indimenticabili. Un mondo poetico enorme tradotto in segni sorprendenti”.

Artista, pittore e ceramista, Spiniello racconta l’appartenenza alla terra nelle sue opere. Ha partecipato alla Biennale di Venezia (per l’incisione) nel 1968, e alla Quadriennale di Roma nel 1975. Nel 1986 è stata inaugurata presso lo Stadio Partenio la sua sculturaHeysel ’85, per non dimenticare, in occasione della partita Italia-Germania. Ha lanciato negli anni passati L’Albero Vagabondo, una scultura di quattro metri, composta di rifiuti e materiali di scarto, poi trasformatasi in iniziativa ambientale itinerante che tramite favole e disegni dei bambini ha segnalato i rifiuti in montagna e nei boschi

Artista sperimentale intorno agli anni sessanta idea la fossilizzazione oggettuale, cioè il tentativo di accogliere memorie oggettuali molteplici nel l’opera d’arte portando l’arte nel sociale, dagli anni novanta nell’analisi delle tradizioni contadine e dei miti. Il suo ultimo Ciclo “La terra è stanca” lo vede negli ultimi anni a Milano, Matera 2019, Abbazia del Goleto, Casino del Principe di Avellino.

L’incontro sarà anche l’occasione per ricordare Armando Montefusco.