Il Provinciale e la narrazione dell’Irpinia, siamo solo una terra di lupi, poeti e musicisti?

Vespasiano: "Avrebbe potuto essere l'occasione per denunciare lo scempio delle pale eoliche". Mitrione: dimenticata anche l'Avellino Rocchetta. Cirillo: il rischio è cadere nei luoghi comuni

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E’ un vero dibattito sull’identità irpina quello scaturito dalla visione del Provinciale in onda sulle reti Rai, condotto da Federico Quaranta e dedicato al territorio. Un itinerario partito dal Parco del Partenio per esplorare Gesualdo e la storia del principe dei Musici, la valle d’Ansanto, i reperti del Museo Irpini, la tradizione dei vini e il santuario di Mamma Schiavona, fino ad arrivare a Cairano e al Goleto. Il giornalista Michele Vespasiano sottolinea come il documentario avrebbe potuto essere l’occasione per denunciare lo scempio dell’ambiente “Irpinia, terra di lupi, di poeti, di musicisti… e di pale eoliche!La puntata de “Il Provinciale” avrebbe potuto denunciare i guasti al paesaggio procurato dalle pale eoliche; la più grande concentrazione in Europa”.
“Dopo aver visto “Il provinciale” ieri su Rai2, mi pongo la domanda: Ma noi irpini siamo più lupo o vino? Siamo veramente solo una terra di lupi, poeti e musicisti?” si interroga la scrittrice Emilia Cirillo, sottolineando come il racconto dell’Irpinia continui ad essere condizionato da luoghi comuni e stereotipi.
Crescenzo Fabrizio parla di una narrazione complessivamente fedele all’identità del territorio, anche se con qualche lacuna “Ho molto apprezzato questo racconto che, pur attraversando la natura e la storia della nostra provincia, si è tenuto lontano da luoghi comuni come l’isola felice, la terra di mezzo, il rifugio dei briganti. Certo, più De Sanctis e meno Arminio avrebbe meglio fatto il paio con Carlo Gesualdo, oppure la vista dei due mari dal Partenio o dal Cervialto sarebbe stata più iconica e caratterizzante delle pur suggestive fascinazioni dei panorami immortalati dalla Rupe di Cairano e dalle alture terrazzate di Conza o Sant’Angelo dei Lombardi. Ma sono punti di vista. Di certo si tratta del reportage più efficace e realistico tra i diversi realizzati dalla RAI sull’Irpinia.
Per Marco Grasso “è un lavoro serio e importante, che racconta con il giusto trasporto, senza scivolare nella retorica, la nostra Irpinia. Ora dovremmo farne tesoro e capitalizzarlo, utilizzandolo come biglietto da visita di una terra ancora in cerca di un’identità”.
Lo storico Stefano Ventura sottolinea come “La puntata de “Il Provinciale” ha avuto alcune linee narrative sull’Irpinia suggestive: il lupo, la musica, la natura impervia e selvaggia, ostile quasi. Il terremoto è stato nominato a 20 minuti dalla fine; immagini degli scempi urbanistici e industriali non se ne sono viste. Il viaggio dai monti del Partenio e Montevergine fino a Cairano poteva forse allungarsi a Calitri, parlando di Sponz e con le musiche di Vinicio. C’era lo zampino di Scabec. Unite questo programma al passaggio per due giorni del Giro d’Italia il 9 e 10 maggio. Siamo anni luce lontano dalle corazzate della promozione turistica, senza andare molto lontano. Lo dicono i numeri e la realtà dei fatti. Però qualcosa che riempie gli occhi e il cuore di bellezza e sollievo in Irpinia c’è”
Per la poetessa Valentina Mariani il racconto rende giustizia al coraggio di questa terra “L’Irpinia è definita terra affascinante, misteriosa e fiera. E così è. Manca nelle descrizione: autentica, bellissima. E sì, siamo lupi, poete/i e musiciste/i. Un cuore vibrante come i terremoti che ci hanno forgiato, che ci hanno dato necessario estro e resistenza, esteso come le nostre vallate, alto – in senso figurato – come le montagne che ci circondano. Un cuore inscalfibile. Irpinia contadina, Irpinia abbandonata, Irpinia irrinunciabile, Irpinia amata”. Pietro Mitrione di Inlocomotivi sottolinea come “Sarebbe stato bello impreziosire il racconto della terra irpina con un riferimento alla tratta ferroviaria Avellino Rocchetta, rinata con finalità turistiche”