A Manocalzati, l’ultimo saluto a Pasquale Accomando, l’uomo del sorriso e della gioia

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Ha lasciato la sua famiglia e il suo paese nel secondo giorno di questo anno 2024. Non si è smentito nemmeno questa volta, Pasquale Accomando, l’amico di tutti, che non si è lasciata sfuggire l’occasione di poterli salutare, quanti più è possibile incontrarne. E quale momento più opportuno, per incontrare amici e conoscenti, di un giorno di festa!

Pasquale Accomando era nato, se non ricordo male, a Manocalzati nel 1935. Ha avuto due figli, Enza e Carmine, da Maria Panarella. Un’unione durata più di mezzo secolo.

Il giorno delle esequie, la chiesa parrocchiale era gremita di gente, come non se ne vede da tempo nelle chiese. Tutti venuti quasi per un debito di riconoscenza verso una persona che a tutti quelli che incontrava non lesinava un sorriso, e le parole che possono mettere solo buon umore.

Che cosa aveva fatto di così importante, il nostro Pasquale, da suscitare l’ammirazione di tanta gente? Non ci vogliono decenni di studi e lunga maturazione speculativa per capire che ognuno di noi raccoglie dentro di sé più significati, più valori. La profondità del tempo anche di un piccolo paese va studiata, e ancora di più va ripercorsa per scoprire il senso di appartenenza e di comunione. E le persone che nella loro vita hanno saputo interpretare questo valore, sono degne di affetto, di stima e di riconoscenza.

Lo conoscevamo in paese come Pasquale di Vicenza, cioè il figlio di Vincenza. Lo chiamavamo così, come anche per altre persone del paese si usava indicarle col nome della madre. Quando si dice parità di generi! Forse un giorno a qualcuno verrà in mente di saperne di più su questa abitudine di paese, che per essere quasi scontata finisce col passare sotto silenzio.

La sua casa, ad un piano come quelle più antiche del paese, sporge sulla piazza davanti alla chiesa parrocchiale. Chi passava di lì facilmente incontrava il nostro Pasquale. Talvolta si affacciava dal balcone a parlare con i passanti. Per tutti c’era una battuta, sempre simpatica.

Si era dedicato a diversi lavori, prima di essere assunto operaio di un’importante azienda di Pianodardine. Era stato forse il primo in paese ad avere la patente di guida; ragion per cui era chiamato a destra e a manca dai compaesani e non solo da questi. Particolare attenzione aveva per gli extracomunitari venuti ad abitare in paese. La piazza quando c’era lui era sempre movimentata, perché aveva per tutti una parola che faceva sorridere. Ma lo potevi anche sorprendere a portare il caffè alle persone che lavoravano.

Da molti anni si era dedicato al servizio della parrocchia, collaborando con il parroco non solo in chiesa nel servizio della messa, ma anche accompagnandolo nelle visite ai parrocchiani. E con naturalezza si soffermava a parlare con le autorità civili e religiose che nelle festività solenni venivano nella parrocchia. Questo suo impegno è stato sottolineato con commozione dal parroco, don Mario Cella, nell’omelia durante la messa delle esequie.

Ultimo di una numerosa famiglia, con la morte di Pasquale Accomando il balcone, sulla piazza antistante la chiesa, non avrà più voce; a noi non resta che il ricordo di un volto sempre sorridente che invitava alla gioia, non mai alla tristezza. E la gioia, come si sa, è qualcosa innata in noi, non è acquisita.

 Virgilio Iandiorio