Ricordo il primo morto per droga. Più di mezzo secolo fa. Paginate intere di giornale per descrivere un dramma che irrompeva nella nostra società, ma che già negli Usa era una tragica normalità. Con il passare del tempo le notizie sulla tossicodipendenza, in particolare sulle morti per overdose, quasi non trovano più spazio nell’informazione. Si potrebbe dire, se non sembrasse offensivo per le migliaia di famiglie che sono entrate nel tunnel di questa piaga sociale, che la tragedia della droga, nella sua complessità, non faccia più notizia. E’ di – ventata un problema personale che vede disattenta la società, le istituzioni e i presidi educativi. Nonostante “l’evento” non sia più tale, ovvero raro, ma si moltiplica di ora in ora, di minuto in minuto. Come dire: l’abitudine ha preso il sopravvento anche nella gerarchia delle notizie. Facevo questa riflessione da cronista di lungo corso, pensando a ciò che sta accadendo con il conflitto Russia- Ucraina. Riflettevo su questa guerra che ci angoscia e ci tiene con il fiato sospeso, ormai da cento giorni. Lo scenario è cambiato rapidamente. Si è partiti con le immagini cruente dei morti per le strade, nelle fosse comuni, con famiglie sterminate e crolli violenti di fabbricati, colpiti da missili che illuminavano le notti ucraine. L’informazione, con i suoi inviati, ha messo a nudo atrocità inimmaginabili, consegnando scene inaudite di violenze. Poi ecco che pian piano i morti quasi non fanno più notizia. Sono un numero. Cento, duecento al giorno, mentre l’esodo dalle città della guerra continua inesorabilmente. Che fare? Bisogna abituarsi, allora ai morti, alle centinaia di bambini uccisi (anche a quelli di tante guerre nel mondo di cui non si parla)? Dovremmo rassegnarci al dato che le strategie geopolitiche e le tecniche militari siano ritenute più importanti della vita umana che invece è sacra? No. Come dice papa Francesco, e non è il solo, occorre recuperare il senso della vita fondata sul bene comune: ci si salva insieme o non ci si salva. Solo allora cesseranno questa e altre sporche guerre che ci vorrebbero assuefare alla morte in nome di un’economia egoistica e di rapina.
di Gianni Festa