Il Coordinamento campano per l’Acqua Pubblica chiede di ritirare la delibera n° 399 del 25 luglio del 2024 con cui la Giunta Regionale campana ha approvato la costituzione di una società a partecipazione pubblico – privata, per la gestione della Grande Adduzione primaria di interesse regionale e il relativo statuto per la gestione delle fonti idriche fondamentali della Campania, tra le quali rientrano con l’Acquedotto della Normalizzazione, con le sorgenti di Cassano Irpino e di Baiardo a Montemarano del Fiume Calore. Il coordinamento chiede di ritirare questa delibera “con la quale De Luca- scrive il comitato- vuole costituire la società “Grandi reti idriche Campane Spa ” “per gestire la grande adduzionbe primaria, vendendo ai privati il 49% delle nostre preziosissime fonti”.
E giovedì 12 settebre, il comitato ha convocato un’assemblea pubblica al centro missionario a Napoli in via Mezzocannone 10 alle ore 18, in cui sono inviati consiglieri regionali di maggioranza e poosizione, i sindaci campani, partiti per dire no alla privatizzazione dell’acqua.
Con la delibera n° 399 del 25 luglio del 2024 la Giunta Regionale ha approvato per la gestione della Grande Adduzione primaria di interesse regionale, la costituzione di una società a partecipazione pubblico – privata, “Grandi reti idriche Campane Spa ” e del suo statuto per la gestione che dovrà amministrare le fonti idriche strategiche della Campania, tra le quali rientrano con l’Acquedotto delle Normalizzazione anche Cassano Irpino (per la sfera di interesse irpino e campano, fatti salvo i diritti dell’Acquedotto Pugliese) e Baiardo a Montemarano, finora gestite dall’Alto Calore Servizi.
Alla società, con un mandato di 30 anni e che gestirà e infrastrutture e servizi del sistema della Grande adduzione primaria, spetterà la manutenzione degli impianti, la progettazione di nuove opere e anche la riscossione delle tariffe dei servizi gestiti .La società in gestazione avrà un mandato di 30 anni per gestire l’intero sistema della Grande adduzione primaria, con manutenzione degli impianti, progettazione di nuove opere, riscossione delle tariffe dei servizi gestiti. Entro la fine dell’estate il placet del consiglio regionale porterà alla scelta del socio privato, che avverrà grandi società come Acea Suez o Italgas, ad ottenere la gestione di opere che producono ottimi profitti e su cui sono stati dirottati ingenti fondidel Pnrr.
Ma, il blitz estivo messo a segno da De Luca non rappresenta una novità. La delibera del 25 luglio scorso, segue a quella varata nel 2022, quando il Governatore campano, per sollevare dalle difficoltà economiche dell’Alto Calore, ha permesso, con una trattativa veloce e per niente difficile, alla Regione Campania di acquisire le sorgenti di Cassano Irpino e di Baiardo a Montemarano del Fiume Calore. L’impianto del comune dell’Alta Irpinia è stato ceduto, infatti, su decisione della dirigenza dell’Alto Calore per sollevare dai costi di gestione, che ammontano ad oltre 1 milione e 100mila euro annui per la sola energia elettrica e ad ulteriori 700mila euro circa all’anno tra personale, manutenzioni, riparazioni condotte, materiali, clorazione e analisi di laboratorio.
Una cessione amara, definita dall’allora amministratore unico Michelangelo Ciarcia, come “la perdita di un braccio per un essere umano”. E lo è stato, perché la politica ha scritto la pagina più brutta per questa terra, considerata la madre generosa di acqua, ma scippata, negli anni, del suo patrimonio senza ristori per i territori. Oltre alla centrale di Cassano e i relativi serbatoi e acquedotti della Normalizzazione, Ramo orientale e centrale, alla Regione, infatti, venivano assegnati anche i punti di prelievo dell’energia elettrica a servizio della sorgente del Baiardo di Montemarano e della stazione di rilancio di Zingara Morta a Pontelandolfo. Naturalmente, il passaggio degli impianti comporta da allora e anche per il futuro, per l’Irpinia, il bacino idrico più grande d’Europa, di dover acquistare all’ingrosso l’acqua, prima prelevata a Cassano e Serrapullo .
Ma l’iter conosce un’ulteriore e decisiva tappa per il lungimirante disegno politico in ambito idrico partorito dal Governatore. Nel 2023 con la delibera n. 312 del 31/05/2023 la Giunta Regionale decide di procedere, a una gara a doppio oggetto per l’affidamento a una società mista pubblico/privata per la gestione del Sistema di grande adduzione Primaria.
Ma qual è il motivo che induce la Regione ad associarsi con un privato per gestire una parte della grande adduzione in Campania? La risposta è lapidaria: la Giunta regionale campana ritiene che «l’affidamento del servizio idrico integrato della Grande Adduzione Primaria di Interesse Regionale ad una società mista pubblico-privata,possa essere la forma di gestione più indicata. In particolare per il perseguimento dell’interesse pubblico tutelato e che sia preferibile, in particolare per l’orientamento alla performance e per l’aumento degli skills tecnologici, che si tradurrebbero, anche in un miglior accesso alle risorse finanziarie», aggiungendo che «l’individuazione di un socio privato può garantire l’anticipazione del finanziamento di opere a proprio carico salvo garantirsi il recupero di tale anticipazione su base pluriennale».
La smentita di questa teoria è nella relazione allegata alla delibera, dove a pagina 72 si legge testualmente che: “in tutto il periodo di riferimento (2024-2053) sono previsti investimenti riferibili a interventi per complessivi euro 2.059,6 milioni di euro di cui 1.029,8 milioni di euro coperti da tariffa ed il restante 50% per euro 1.029,8 milioni di euro finanziati con contributi pubblici”. Da una parte si dice che l’unica strada possibile è la privatizzazione perché il puforzebblico non ha i soldi, ma dall’altra si stabilisce che gli investimenti dei prossimi 30 anni saranno coperti al 50% con le bollette dei cittadini e con il restante 50% dai contributi pubblici. Questo vuol dire che le multinazionali potrebbero fare i profitti sull’acqua, senza tirare fuori nemmeno un euro, mentre i costi sono sostenuti dai cittadini e dallo Stato.