Acqua, il Sistema della Grande Adduzione in Campania verso la privatizzazione: fari puntati delle multinazionali sulle sorgenti di Cassano e Montemarano

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Acqua, la gestione in Campania potrebbe finire ancora una volta nelle mani di multinazionali private. A novembre scadrà il contratto con Acqua Campania Spa, che finora ha gestito le infrastrutture idriche campane.

 A causa dei ritardi della legge regionale 15/2015, per nulla favorevole al referendum del 2011, diverse aree rischiano di vedersi calare dall’alto le multiutility, società interessate al profitto e ai fondi Pnrr. Nel beneventano potrebbe  profilarsi una conferma nell’affidamento per Gesesa/Acea. A Napoli Nord, uno dei bacini più popolati, ci potrebbe essere la messa a gara del servizio. A Caserta il Consorzio idrico Terra di lavoro viene trasformato in Spa per poter accedere ai finanziamenti.

Intanto  la  regione Campania ha già  costituito una società regionale pubblico privata per gestire  la grande adduzione e sorgenti. Con la delibera n. 312 del 31/05/2023 la Giunta Regionale  presieduta da Vincenzo De Luca ha deciso di procedere a giugno scorso,  a una gara a doppio oggetto  per l’affidamento a una società mista pubblico/privata del sistema idrico denominato «Grande Adduzione Primaria». Nel Sistema della Grande Adduzione Primaria di interesse regionale rientrano: l’Acquedotto della Campania Occidentale; l’Acquedotto del Torano Biferno; il Complesso della Diga di Campolattaro; l’Acquedotto della Normalizzazione, con le sorgenti di Cassano Irpino e di Baiardo a Montemarano del Fiume Calore.    L’impianto di Cassano  è stato ceduto alla Regione  su decisione della presidenza dell’Alto Calore per sollevare l’ente di Corso Europa dai costi di gestione dell’ente che ammontano ad oltre 1 milione e 100mila euro annui per la sola energia elettrica e ad ulteriori 700mila euro circa all’anno tra personale, manutenzioni, riparazioni condotte, materiali, clorazione e analisi di laboratorio. Con la centrale di Cassano e i relativi serbatoi e acquedotti della Normalizzazione, Ramo orientale e centrale, vengono trasferiti  anche i punti di prelievo dell’energia elettrica a servizio della sorgente del Baiardo di Montemarano e della stazione di rilancio di Zingara Morta a Pontelandolfo. Naturalmente, il passaggio degli impianti comporterà, da parte di Alto Calore  l’acquisto all’ingrosso della quota di acqua prima prelevata a Cassano e Serrapullo attraverso il concessionario Acqua Campania. La cessione da parte dell’Alto Calore di cedere le sorgenti di Cassano e Montemarano alla regione  rappresentano una parte significativa  del prezioso patrimonio di opere e sorgenti confluite nel sistema di grande adduzione primaria . Una rete di opere  sorgenti ed infrastrutture dal valore  per cui l’affidamento  di gestione, tramite gara, equivale  a ben  138 milioni di euro, su cui sarebbero pronti a concorrere per ottenerne la gestione  colossi come Suez, Italgas e Acea.

Ma qual è il ragione che induce la Regione ad associarsi con un privato per gestire una parte della grande adduzione in Campania? Ufficialmente la risposta  è che  ritiene «l’affidamento del servizio idrico integrato ad una società mista pubblico-privata possa essere la forma di gestione più indicata.  Ma non  solo per la giunta De Luca  l’individuazione di un socio privato potrebbe “garantire l’anticipazione del finanziamento di opere a proprio carico salvo garantirsi il recupero di tale anticipazione su base pluriennale”. Ma la nostra opinione è un’altra con l’acquisizione di infrastrutture e sorgenti  come quelle  che rientrano nel Sistema di grande adduzione primaria la regione potrebbe dirottare ingenti risorse idriche, per esempio  quelle irpine di Cassano e Montemarano   per  colmare il deficit  dell’area metropolitana di Napoli  a cui l’Irpinia fornisce  numerosi litri al secondo tramite le sorgenti  di Serino.

Intanto all’ipotesi di una  privatizzazione delle reti della grande adduzione campana arriva  un no unanime dal consiglio comunale  di Avellino. L’assemblea consiliare con i voti di maggioranza e opposizione, chiede  al presidente della regione  De Luca di fare un passo indietro e optare per una gestione pubblica della risorsa idrica. Una richiesta che trova il plauso del Comitato acqua bene Comune che  sollecita la Regione affinché “provveda alla costituzione di una società a totale partecipazione pubblica per la gestione della Grande Adduzione Primaria di Interesse Regionale”. Questa scelta sarebbe importante per tutti i cittadini della Campania soprattutto per assicurare l’accesso universale all’acqua a costi sopportabili per le famiglie e per le imprese. Ma soprattutto  evitare che lo scippo delle sorgenti irpine, già consumato tra il silenzio di tutti i partiti e dei suoi rappresentanti politici in consiglio regionale, diventi fonti di ricchezza per le multinazionali private e  un ulteriore danno per i cittadini irpini.

Michela Della Rocca