Aiello: alla scuola delle donne impariamo ad accogliere la diversità

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“Restituire alla donna il suo ruolo, che non è nè quello di Madonna, nè quello di femmina. Questo è l’impegno culturale a cui siamo chiamati. Che la si riduca a un oggetto, riconoscendone semplicemente la fisicità o che la si metta su un piedistallo si compie ugualmente un atto di violenza”. Lo sottolinea il vescovo Arturo Aiello nel corso del confronto “8marzononbasta” promosso dalla diocesi di Avellino e curato dall’avvocato Rita Cesta nella cornice di piazza del Popolo sulle note della Buona Novella di Fabrizio De Andrè che rilegge il Vangelo da un punto di vista laico, a partire dalla figura di Maria. Mentre sullo sfondo scorrono le immagini della Mater Mature di Gennaro Vallifuoco “dalle forme ridondanti e gonfie di vita”

“Basta una stanza tutta per sè, come affermava Virginia Woolf – si chiede Aiello – perchè alle donne sia riconosciuta finalmente la sacerdotalità della vita, per cancellare una storia fatta di guerre e violenza?. Un valore, quello della vita, che non è legato solo alla maternità ma alla capacità dell’universo femminile di conciliare aspetti oppositivi. La donna si fa interprete di quel groviglio di relazioni che può condurre o alla guerra o al dialogo. Ecco perchè alla scuola delle donne dobbiamo rifare pace con la diversità, imparare ad accogliere l’altro, ciò che è diverso da noi. Poichè quanto più cerchiamo di cancellare la diversità dal mondo, diventa monocromo”.

Aiello chiede perdono “alle madri, alle sorelle, alle mamme per avervi calpestato ma ciò che ci sta davanti ci impaurisce. La donna è sempre stata davanti all’uomo, uno specchio nel quale riconoscersi nella diversità”.

Quindi ringrazia per una serata che è una “preghiera, riflessione, denuncia”. Ricorda come come la differenza tra “maschile e femminile non ha nulla a che vedere con quella tra uomini e donne” ed esorta le donna a non dimenticare che “la mascolinità è nelle vostre mani, a voi il compito di educare gli uomini perchè non nascano mostri”. Preziosi i momenti musicali, a cura di Caterina Aprile, Lorenzo Pesce e Roberto Cioffi, che cantano De Andrè e le letture interpretate da Rita Cesta, che introduce l’incontro, omaggio alla donna, al di là di stereotipi, a partire dalla figura di Maria che sfida le convenzioni e accetta la maternità in un universo maschilista, invito a costruire una società che valorizzi le poetnzialità di uomini e donne, Clara Spadea, Maria Grazia Papa, Adele Sessa, Livia Cosentino.

Se Spadea ricorda la forza dell’universo femminile, capace di trasformare il dolore in un’energia positiva, senza mai omologarsi al comportamento maschile, Papa cita Virginia Woolf e la sua idea di mente androgina, nel quale maschile e femminile si fondono, per cogliere meglio il reale, Sessa sottolinea il coraggio femminile di vedere promesse di futuro anche nelle atrocità, a partire dalla lezione della letteratura, come testimoniano le parole della scrittrice russa Svetlan Alexievic e della poetessa israeliana Tail Sorek contro ogni guerra. Cosentino richiama, infine, le struggenti parole di Rossella Pastorino ne “Le assaggiatrici” per ribadire il dolore e l’orrore che scaturisce dalla violenza.