Corriere dell'Irpinia

Al festival dell’economia a confronto sulla cultura del cibo nell’Italia interna

E’ una riflessione sulle aree interne a partire dal patrimonio rappresentato dalle tipicità quello che consegna il festival dell’economia e della cooperazione, Fare E.co. L’appuntamento è per questo pomeriggio, alle 18.30, con la presentazione del volume di Rubettino “Buon Appennino. La cultura del cibo nell’Italia interna”. Interverranno Gianni Lacorazza, Co-fondatore Fondazione Appennino Ets e Marzia Mauriello, Università di Napoli L’Orientale. Il volume nasce dalla consapevolezza del rapporto stretto esistente tra la geografia dell’Appennino e la tradizione del cibo, i suoi significati culturali, la multiforme profondità della tradizione a cui attinge per essere non soltanto un aspetto concreto della vita quotidiana. Il cibo diventa autentico elemento identitario e di forte impatto culturale. Di qui la sfida della Fondazione Appennino di promuovere la pubblicazione di un’opera in cui alcuni scrittori, nati lungo la dorsale che va dalle Langhe all’Aspromonte, raccontano il loro rapporto con i piatti e le pietanze dei territori di origine, nel tentativo di comporre non tanto un elenco di ricette, quanto un’incursione a più voci sul cibo come memoria e antropologia.

Il volume vede la partecipazione di Mario Baudino, Benedetta Centovalli, Guido Conti, Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro, Giorgio Nisini, Onofrio Pagone, Romana Petri, Antonio Riccardi, Mimmo Sammartino e Vito Teti, scrittori, nati lungo la dorsale che va dalle Langhe all’Aspromonte e che raccontano il loro rapporto con i piatti e le pietanze dei territori di origine, nel tentativo di comporre non un elenco di ricette, quanto un’incursione a più voci sul cibo come memoria e antropologia.

«È un libro che consegna un patrimonio che va al di là della globalizzazione omologante che anche sul cibo, sulla cultura che ne alimenta e raccoglie storie e tradizioni, tende a schiacciare peculiarità e particolarità» ha osservato Piero Lacorazza, direttore della Fondazione Appennino. «Non perché disconnesso sia meno potente – continua – anzi resiste ed avanza per stimolare a scavare nella memoria dei singoli e collettiva. È un libro che ti non lascia da solo fuori dalla rete e sfama il desiderio di sentire odori, sapori e comunità. E quando entri nella lettura del libro scopri che le comunità, proprio sul cibo, erano più connesse: la produzione del pane e l’uccisione del maiale. Quel tempo non torna più ma la sfida più interessante che lega ancor di più Fondazione Appennino ETS e Rubbettino Editore è operare per connettere le aree interne e appenniniche rendendo virtuoso l’incontro tra anima e meccanica, umanesimo e scienza, poesia e innovazione tecnologica».

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