Alessandro Rak ospite dello Zia Lidia: Yaya e Lennie, il mio inno alla libertà

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“L’idea era quella di affiancare gli ingredienti di ‘Uomini e topi’ di Steinbeck, con due protagonisti alla ricerca del proprio posto nel mondo nell’America della grande depressione al mito del buon selvaggio”. Spiega così Alessandro Rak il suo nuovo film d’animazione “Yaya e Lennie” che approda al Movieplex lunedì 14 febbraio, alle 20.10, grazie a Zia Lidia. A raccontare la pellicola lo stesso regista insieme ai collaboratori di sempre, Dario Sansone e Marino Guarnieri. Seguiamo così le vicende degli “anarchici” Yaya e Lennie, lei adolescente con la pelle scura e dallo spirito libero, lui gigante dalla mente semplice, diretto riferimento al Lennie Small dell’Uomini e topi di John Steinbeck, due amici che si prendono cura l’uno dell’altra, in cammino verso la mirabolante “terra della musica”. Sul loro cammino, oltre ai pericoli naturali, c’è la minaccia dell’Istituzione, simbolo dell’ordine perduto i cui militari pattugliano la giungla in cerca di fuggiaschi da riportare alla base. Rak confessa come “Stavamo lavorando con la mia squadra a un’altra storia ma le troppe concomitanze con il film della Pixar ‘Coco’ ci hanno convinto a cambiare direzione. Di qui il racconto di un’avventura in uno scenario postapocalittico in cui la terra è stata completamente ricoperta dalla giungla. Il messaggio ambientalista è chiaro ma soprattutto ad emergere è un desiderio di natura”. Nel descrivere i due personaggi spiega come “Yaya e Lennie sono due ragazzi selvaggi, che si confrontano con il resto dell’umanità, certamente più politica di quanto siano loro, più intrisa di filosofia di vita e idealità, mentre i due giovani non hanno posizioni ferme sulle cose ma questo li rende più liberi. Un valore, quello della libertà, centrale come quello della gioventù”. Spiega come “nasco dome disegnatore, è quindi inevitabile partire da quest’approccio che mi consente una maggiore libertà nell’immaginare e creare scenari e personaggi rispetto a luoghi reali”. Ritorna ancora una volta Napoli come scenario per la capacità di incarnare “il paesaggio umano nella sua vastità”. E sulla crisi che vive il cinema “I numeri del cinema non sono più gli stessi. Ma credo non sia soltanto colpa della pandemia. L’emergenza Covid ha solo accelerato un processo già in corso, la desertificazione delle piazze, il venir meno della socialità. Non c’è più il desiderio di incontrarsi e pensare insieme. Ecco perché la maggiore richiesta riguarda i film da vedere comodamente a casa e le serie. Credo sia uno degli effetti del capitalismo che finisce per accentuare l’individualismo”. E sul ruolo centrale dello Zia Lidia, con cui aveva presentato in città anche il suo bellissimo “L’arte della felicità” sottolinea come “Il lavoro che fanno associazioni come lo Zia Lidia è prezioso non solo per il cinema ma per le relazioni, perché continua a investire sul valore della condivisione in un tempo come quello che viviamo”. Il film è prodotto da Mad Entertainment con Rai Cinema.