“Anarchitaly”, Farina racconta il cinema sperimentale

0
882

Questa sera al Partenio si chiude la rassegna dello Zia Lidia

 

Si fa indagine attenta sul cinema italiano di ricerca, grande protagonista dello scenario artistico italiano tra la fine degli anni 60 e il decennio successivo, nella stagione della contestazione culturale, artistica, politica. Il documentario di Deborah Farina "Anarchitaly". Questa sera, alle 21, al cinema Partenio, sarà la stessa autrice a raccontare il suo studio al pubblico irpino, ospite dell’ultimo appuntamento de "la voce dell’autore" allo ZialidiaSocialClub. Ad emergere dalla ricerca l’idea di un cinema “espanso”, esteso al di là delle consuetudini cinematografiche, perché sconfinante nei territori paralleli di fotografia, video-arte, pittura, teatro, performance. La Mostra di Venezia ha reso omaggio a questo cinema nell’edizione del 2011 e la regista Debora Farina, allieva del famoso documentarista Albert Maysles, prima di esordire alla regia – insieme a Giuseppe Amodio – con il thriller psicologico "Paranoyd. A Visual Sensorial Experience" ha scelto di documentare i giorni della retrospettiva veneziana, partendo dallo sguardo dei curatori Domenico Monetti e Luca Pallanch e continuando con le testimonianze di registi e attori di quella fervida stagione. Un lavoro partito da un’esposizione antologica di opere, testimonianze e documenti d’archivio per diventare oggetto di ricerca e contaminazione, attraverso la sapiente manipolazione dei materiali, la fluidità del montaggio e l’uso creativo delle musiche (tra cui Thin Lizzy, Calibro 35 e Rolling Stones). Accanto ai volti noti di Ermanno Olmi, Nanni Moretti, Maurizio Zaccaro, Milena Vukotic, Pilar Castel, Maria Monti, Marco Müller, Enrico Ghezzi e Tatti Sanguineti, i ricordi dei grandi esponenti di quella stagione irripetibile, come Carmelo Bene, Alberto Grifi e Massimo Sarchielli, Augusto Tretti, Romano Scavolini, Paolo Brunatto, Mario Carbone, Mario Schifano e gli artisti del Laboratorio ‘70 come Grottesi e de Dominicis. "Un documentario – spiega Farina – nato dalla volontà di conservare la memoria di una fondamentale pagina della storia del cinema italiano. Il sottotitolo di “Anarchitaly», spiega Deborah Farina, «Cinema espanso e underground italiano 1960-1978, parla già dei contenuti del film. Ho voluto esplorare una parte essenziale del cinema segreto italiano, un contro-mondo fatto di creazione libera, arte, performance filmate, contestazione ed anarchia; un circuito sotterraneo di artisti, pittori, cineasti militanti e sperimentatori e di film fatti non per il pane ma per le rose». "L’iniziativa dello Zia Lidia Social Club di far conoscere al pubblico irpino Anarchitaly è particolarmente qualificata e opportuna: nel decennale della scomparsa di Alberto Grifi, protagonista assoluto del cinema di avanguardia in Italia – a cui "Quaderni di Cinemasud" ha dedicato già nel 2008 un libro di autori vari – e alla vigilia del cinquantennale del ’68 è importante riscoprire attraverso il documentario di Deborah Farina la straordinaria stagione del cinema sperimentale, intimamente collegata con le avanguardie artistiche e le idealità politiche e sociali del tempo". Il risultato è undocumentario sul cinema d’arte che diventa esso stesso un film d’arte, grazie alla capacità della regista di utilizzare linguaggi differenti.