Corriere dell'Irpinia

Annibale Ettore Parisi, ricordi di una famiglia borghese

La storia di una famiglia che si fa specchio delle trasformazioni di una città. Sarà presentato il 29 dicembre, alle ore 17.00, nella cornice del Circolo della Stampa, Avellino, il volume Annibale Ettore Parisi. Ricordi, passioni, ed eventi di una famiglia borghese, di Roberto Parisi, De Angelis Art. Alla presentazione dell’evento, moderato da Maria Cristina Lenzi (Già responsabile promozione Sabap), parteciperanno Francesco Barra (Professore ordinario dell’Università degli Studi di Salerno), Generoso Benigni (Direttore “Nuovo Meridionalismo”), Roberto Parisi (autore del volume).

E’ Francesco Barra a sottolineare nella prefazione come “Roberto Parisi ha voluto, con profonda “pietas” familiare, tracciare le persone e i momenti principali della vita e della storia della sua famiglia, a partire dai suoi genitori; le immagini però trascendono spesso l’ambito puramente domestico, poiché Roberto Parisi – giurista, politico, giornalista, sportivo –, è persona dai poliedrici interessi,  che in vario modo s’intrecciano ed emergono nella cronaca familiare. Anche questo aspetto rende il volume un documento storico per immagini, perché attraverso di esso scorre la vita di una famiglia “borghese” nel senso migliore in termini di serietà, professionalità, servizio della comunità. Un “fermo immagine”, in sostanza di un’Avellino che forse non c’è più, ma che proprio per questo rimane e vive con nostalgia ed affetto nel nostro ricordo”

E’ quindi lo stesso Parisi a spiegare il senso della sua operazione, che non vuole essere un semplice amarcord “La borghesia avellinese viveva in una sorta di “bolla” fatta di abitudini, ma anche di partecipazione attiva alle manifestazioni che si susseguivano numerose. Era un modo di sentirsi al passo con i tempi, come è avvenuto nel periodo post sismico, con Irpinia della ricostruzione che si avviava a un nuovo assetto, quello industriale, rivelatosi, poi, fallimentare, essendo il nostro territorio di vocazione contadina. Anche qui, giungevano gli echi della Milano da bere, del made in Italy che dettava legge sui mercati internazionali e noi tutti ci proiettavamo verso un protagonismo derivante dall’affermazione del nuovo che, man mano, mutava la percezione della nostra quotidianità.

L’Avellino in Serie A, ad esempio, ha fatto conoscere all’Italia una provincia di cui si ignorava da più parti l’esistenza e a noi avellinesi ha donato un sogno, con la presenza dei grandi campioni al “Partenio” che avevamo visto solo in tivù. Ma c’è di più, la borghesia cittadina si dedicava alle sue passioni, come, appunto, il calcio, il tennis, il basket, ritagliando dalle proprie professioni degli spazi di libertà da condividere con gli amici.

Era questo il modo sano di combattere la solitudine che, invece, oggi, ha preso inesorabilmente piede, per la mancanza di luoghi di incontro, di confronto e, naturalmente, di cultura e di sport.

Il mio racconto non può non partire dalle origini, quindi, dalle figure di mio padre e di mia madre, persone d’altri tempi, è il caso di dire, non solo in quanto appartenenti al secolo scorso, ma per educazione, formazione, etica. Mio padre, Annibale Ettore Parisi, nasce in città il giorno 8 dicembre del 1921. Con la Seconda Guerra Mondiale, fu chiamato alle armi e andò a combattere sul fronte russo. Qui rimase ferito e rientrò a casa, mentre i suoi compagni persero tragicamente la vita, a causa del freddo intenso e del fuoco nemico.

Ritornato a casa, studia per il concorso al Ministero delle Finanze, che vince, entrando a far parte dell’Amministrazione dello Stato, diventando cassiere capo dell’Ufficio del Registro di Avellino, un ruolo ricoperto sempre con grande senso di responsabilità e onore. Parallelamente, diventa dirigente dell’Avellino Calcio ed è ritratto in una foto accanto al presidente Annito Abate.

Nel 1944 sposa Angela Dell’Apuzzo, e dal matrimonio, oltre a me, nascono: Enzo, Annamaria e Fausto. La mia famiglia rispecchiava la borghesia di quel tempo, i miei genitori erano amanti della musica e dell’arte, trasmettendo a noi queste passioni.

Ricordo, da piccolo, che con mio padre andavamo al “Caffè Lanzara”, un autentico salotto nel Corso Vittorio Emanuele II, dove, ci si incontrava e si discuteva di politica, arte e cultura. In quegli anni, si leggeva anche il “Corriere dell’Irpinia”, sul quale scriveva Guido Dorso, ideatore della “questione meridionale”. La disputa politica era di natura puramente ideale, con il Socialismo e il Comunismo che si affermavano, per dare voce alle classi più deboli della popolazione. Sempre al Corso, un altro luogo di incontro, era il Circolo della Stampa, dove giornalisti e intellettuali si riunivano. Confesso che da bambino, ero affascinato dalla galanteria di questi uomini curati, socievoli e colti.

Così, come tanti coetanei, mi sono formato ad apprendere il linguaggio della politica, che mi impegnerà da adulto, nell’arte, nella musica e nello sport, sviluppando, in particolare una grande passione per il tennis. Frequentando questi ambienti, mi sono appassionato anche al giornalismo, diventando pubblicista e fondando la rivista, “Tennis Sud”.

Anche la mia vita è stata molto intensa: avvocato Cassazionista, segretario particolare dell’on. Giuseppe Gargani, impegnandomi sul piano amministrativo, come consigliere comunale della “Giunta Di Nunno”. Incarichi esercitati sempre con passione, motivato da ideali, quali lo spirito di servizio e il desiderio di migliorare la qualità della vita dei cittadini avellinesi.

Con Giuseppe Gargani fondammo il centro studi “Leonardo Da Vinci”, da me presieduto, grazie al quale si organizzarono diversi convegni: tra i più importanti la presentazione del volume Diritto e Giustizia di Giuseppe Gargani.

La mia passione per il tennis, mi ha indotto a organizzare, nel 1983, il “Primo Torneo Internazionale di Tennis Città di Avellino” allestito al Campo Coni, con la partecipazione di campioni internazionali quali: Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, il rumeno Ilie Nastase e il paraguaiano Victor Pecci, finendo, la città di Avellino nel panorama internazionale.

Tra gli aneddoti riguardanti Adriano Panatta, uno riguarda la sua ammirazione per il pubblico femminile avellinese.

Il torneo fu ripetuto nell’anno successivo, con l’apporto del giornalista sportivo e promoter Pascal Vicedomini, mentre con Alfonso De Vito seguivamo le gare internazionali di Roma, Milano Bari e Parigi. Vicedomini, era il nostro inviato al torneo di Wimbledon, dove intervistò, John McEnroe, omaggiandolo di una copia della nostra rivista.

Tra i ricordi più vivi, l’indimenticabile serata di gala dove conobbi il presidente della “Federazione Internazionale di Tennis” Philippe Chatrier, che si complimentò per il successo della manifestazione di Avellino. In quella sede, avvicinai il tennista numero uno al mondo, Björn Borg, con l’invito per una partecipazione al torneo di Avellino, il momento fu immortalato da uno scatto fotografico.

Anni d’oro, dunque, nell’albo della storia cittadina, che aveva tanti appassionati di tennis. Intorno a questa disciplina, si sono costruite tante amicizie, rimaste solide e sincere negli anni. Possiamo dire che tra gli Anni ’70 e ’80 del secolo scorso, il nostro tessuto sociale era più colto, con una borghesia che amava partecipare alle occasioni sportive e culturali, come il Festival del “Laceno d’Oro”, alle partite di calcio con la squadra cittadina in serie A, agli spettacoli teatrali e cinematografici del “Cinema Teatro Partenio”, “Umberto”, “Giordano” ed “Eliseo”, dove era sede il “Circolo Tennis Villa Comunale”, nel quale si affermò l’atleta avellinese, Claudio De Feo in coppia con Gaetano Di Maso, i quali a Faenza nel 1959 vinsero il titolo nazionale di doppio under 16.

Si tratta di un’epoca irripetibile, è il caso di dire, che vive solo nei nostri ricordi, senza alcuna possibilità di ripresentarsi.

Il mio percorso di vita è stato accompagnato dall’importante presenza di mia moglie, Rita Teresa de Conciliis, già docente di matematica presso l’Istituto Comprensivo “F. Guarini” di Solofra (AV), dove ha organizzato una manifestazione culturale, con la partecipazione dell’attore Ricky Tognazzi.

Il nome a mio fratello Fausto, fu dato in omaggio al campionissimo di ciclismo, Fausto Coppi. Già dipendente della Banca Popolare dell’Irpinia, è un appassionato di auto d’epoca ed è stato il Team Manager della Nocerina Calcio per il campionato di “Serie B”. Lo sport è una passione di famiglia, orientata a discipline diverse.

Mio fratello Enzo, con il preparatore atletico Geppino Grimaldi, ha vinto il Campionato Nazionale Femminile di Basket per la società “Pallacanestro Avellino”. Una stagione d’oro, che accendeva i riflettori sulle star del basket irpino, tra cui la gloria nazionale Mabel Bocchi massima espressione della compagine avellinese”.

 

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