Aree interne, una sfida per il paese

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Tra le tante attese e i copiosi dossier sulla situazione socioeconomica irpina che la visita del premier Conte ha suscitato, dalla modesta postazione di un cattolico democratico, aspirante promotore del rinnovamento civile e sociale della nostra terra, mi permetterei di affidare all’illustre ospite un messaggio: riconnettere con urgenza le aree interne del nostro mezzogiorno con l’intero tessuto economico e sociale del nostro Paese. Questa esigenza presuppone una razionale ed obiettiva mappatura delle marginalità territoriali, dai divari civili all’ambiente. La “Strategia nazionale per le aree interne (SNAI)” promossa dal governo italiano nel 2013, costituisce ancora una modalità innovativa per rappresentare la diffusa marginalità di queste aree, per combattere il crescente spopolamento, la fuga delle migliori risorse umane, la mancanza totale di progettualità produttive di beni e servizi, l’enorme tasso di disoccupazione. Le persone che abitano queste zone, con i loro diritti di cittadinanza – servizi di mobilità, scuola, salute, opportunità civili e sociali – costituiscono il riferimento dell’antico e sempre attuale indicatore di marginalità che la stessa SNAI ha posto a base della ricerca. Le zone interne, come Lei ben sa, caro Presidente Conte, costituiscono il 60% del territorio, il 70% della superficie forestale, il 77% della superficie protetta (parchi e zone di protezione speciale) il 20% della popolazione. Per questa preziosa abbondanza di risorse naturali, lo sviluppo equo e sostenibile di questa parte d’Italia è strategico per ricucire la frattura tra ambiente e società del nostro Paese. La nostra Irpinia, caro Presidente, nonostante gli scellerati attentati alla sua naturale bellezza e salubrità, è zona eminente della nostra Italia, per eccellenze di pensiero e di risorse paesaggistiche ed enogastronomiche. Tuttavia la compromessa situazione demografica che rischia di trasformare le nostre piccole comunità locali in dormitori per una popolazione anziana sempre più consistente, i bassi tassi di natalità e la disaffezione diffusa per la famiglia tradizionale – storico ammortizzatore umano, sociale ed economico delle zone di cui stiamo parlando – rappresentano gli ostacoli per la costruzione di una visione strategica di speranza e di sviluppo. Occorre il coraggio e lo sguardo ampio per affermare, con la consapevolezza dell’analisi e la pregnanza di una progettualità credibile, che senza l’arrivo di nuovi abitanti diventa difficile sostenere l’attuale welfare e riattivare filiere produttive a partire da una seria e urgente gestione dell’ambiente. Un concreto sforzo di mappatura delle nostre aree interne non può prescindere dal convincimento che non è possibile avere cura dell’ambiente senza avere cura delle persone. Concreto sforzo anche per una nuova agricoltura in grado di rispondere alle diversificate domande di mercato che esaltano la biodiversità e pongono l’esigenza di aprire le aziende agricole al sociale, al nuovo welfare nei servizi alla persona. Va, frattanto, rilanciata l’idea che l’innovazione tecnologica va coniugata al recupero di saperi pratici contestualizzati per la nascita di nuove professioni con enormi potenzialità di sviluppo soprattutto nelle nostre zone interne. Infine, caro Presidente, è auspicabile che Lei sia promotore di un terreno istituzionale fertile per la contaminazione progettuale dell’attuale sistema dominante. Fiorentino Sullo è stato lo statista che con lungimiranza di pensiero e immediata percezione della sostanza dei tanti problemi emergenti, davvero drammatici per la sua epoca, ha lasciato tracce evidenti che conservano tuttora una portata essenziale per lo sviluppo complessivo delle aree interne del Mezzogiorno e, in particolare, della nostra Irpinia.

di Gerardo Salvatore