Ariano Irpino, Mussolini e la festa del pane

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di Antonio Alterio

Nel vangelo dell’Apostolo Luca possiamo ancora leggere che Gesù quando si ritirò nel deserto per 40 giorni, sebbene avesse fame, digiunò. Il diavolo lo tentò dicendogli: “Se tu sei il Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”. Gesù rispose: “Sta scritto. Non di solo pane vive l’uomo”. Gli esseri umani si sono sempre nutriti con il pane e come si può desumere dalla storia questo alimento ha consentito a molti di vivere e sopravvivere.

Nel poema di Gilgamesh venne così presentato: “Il montanaro che brucava l’erba insieme alle gazzelle e lappava il latte dalle belve feroci, restò sorpreso quando assaggiò per la prima volta il pane”. Lo scrittore Predrag Matvejevic’ nel suo libro “Pane nostro” scrive: “E’ nato nella cenere, sulla pietra. Il pane è più antico della scrittura e del libro” e “La leggenda del pane affonda nel passato e nella storia…il legame del pane con il corpo umano si creò sin dall’inizio”. Poi, ricordando il suo passato da esule, aggiunge: “Il paese dove siamo nati e dove siamo cresciuti ci ha donato il sapore del suo pane. Quando il destino ci spinge o ci esilia in un’altra terra, ce lo portiamo con noi, in noi. Chi perde questo sapore, perde una parte del proprio paese e di sé stesso”.

Erri De Luca nella Postfazione del libro scrive: “Il pane contiene il valore aggiunto di popoli che lo hanno impastato per offrirlo alle divinità, con un gesto di restituzione: con lievito o senza, con sale o senza, con il sangue o senza”. Ma il pane nel passato fece anche parte di alcune clausole contrattuali come si evince da un atto rogato dal notaio arianese Iuffradella l’8 gennaio 1580. Alcuni nostri concittadini si impegnarono di ingaggiare operai da portare a mietere il grano nei mesi estivi nei territori di Troia. I mietitori in cambio della loro prestazione avrebbero ricevuto il compenso “di carlini dieciotto la versura…tanto de grano come de orgio” e “le spese” consistenti in “acito bono, oglio, lattuche, cepolle et aglie quanto sarà bisogno e necessario per essi”. “Et in quanto alo pane” era convenuto che gli operai lo avrebbero comprato dal padrone dei campi al prezzo “come valerà et se farà la voce comunemente” e “non essendo pane bono” i predetti lo potevano “comprare dove a loro piacerà”.

Gli statisti hanno sempre fatto leva su questo cibo fondamentale per accattivarsi le simpatie dei cittadini da loro governati, per cui se nel mondo degli antichi romani si sovveniva con le “frumentationes”, (distribuzioni gratuite di grano ai poveri), oggi si è dato corso al “reddito di cittadinanza”. Durante il regime fascista si diede molta importanza al pane come alimento fondamentale tanto che Mussolini dispose la celebrazione annuale della festa di detto alimento. Il Podestà della città di Ariano di Puglia notaio Gerardo D’Alessandro il 18 Gennaio 1930 adottò una deliberazione avente il seguente oggetto: “Nomina Commissione celebrativa del pane”. In essa fu richiamata “la circolare prefettizia del 31/12/1929” con cui veniva invitata la “Amministrazione anche quest’anno alla costituzione di un comitato locale” per “organizzare la manifestazione della celebrazione del Pane” che si doveva tenere “nei giorni 4 e 5 Aprile 1930”.

Venne richiamata una precedente circolare prefettizia del 18 dicembre 1928 nella quale si chiariva che del Comitato potevano essere componenti quei cittadini che davano “maggiore affidamento di sapere corrispondere con slancio generoso ed opera fattiva a tale manifestazione, rispondente alla alta direttiva del fascismo”. Furono segnalati dei nomi “dai Capi degli Enti locali delle opere di Beneficenza e delle associazioni sindacali” ed a seguito di ciò il Podestà deliberò.

Il Comitato fu costituito dai seguenti Signori: 1- Spina Eugenio Direttore Didattico; 2- Buccino Gabriele Procuratore del Registro; 3- Novario Dottor Giuseppe Presidente Congrega di Carità; 4- De Furia avv. Raimondo; 6- Ciccone avv. Ettore; 7- Can. Guardabascio Gabriele; 8- Sac. D’Alessandro Giuseppe; 9- avv. Nicoletti Michelangelo; 10- Tenente R.R. Carabinieri; 11- Procuratore delle Imposte Dirette; 12- Ins. De Leo Giovina”. Anche nel 1929 il Podestà provvide alla costituzione dell’apposito Comitato, adottando la relativa deliberazione il primo Gennaio. I componenti individuati e nominati furono: Spina Eugenio, Direttore Didattico; notaio Aucelletti Errico Segretario Politico; Can. Schiavo F. Paolo; Caliento prof. cav. Gerardo; Buccino Gabriele Procuratore del Registro; Ciccone cav. Matteo; avv. De Furia Riccardo; dott. Novario Giuseppe; De Meo Elena prof.ssa di Francese; De Leo Maria Giovina insegnante elementare.

Mussolini aveva anche composto una poesia sul pane avente il seguente testo: “Amate il pane cuore della casa, profumo della mensa, gioia dei focolari. Onorate il pane sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema del sacrificio. Non sciupate il pane, ricchezza della patria, il più santo premio alla fatica umana”. Luigi Salvatorelli e Giovanni Mira nel loro libro “Storia d’Italia nel periodo fascista”, a proposito del pane, scrissero: “Nel Maggio 1939 si tornò al pane di puro grano, senza aumento di prezzo, ma in luglio si dispose che nei pubblici esercizi il pane dovesse essere servito in pezzi di non più di cinquanta grammi”.

L’avv. Ireneo Vinciguerra in un foglio intitolato “Quattro mesi di Amministrazione straordinaria” rese conto della sua gestione della città di Ariano dal novembre 1943 al marzo 1944. In esso tra l’altro, riportò ciò che aveva fatto per assicurare una maggiore quantità di pane agli arianesi, scrivendo: “Altri Comuni per più giorni ed anche mesi non hanno visto il pane e non diciamo la pasta e le carni. Ad Ariano invece abbiamo assicurato il pane ogni giorno, mantenendo la razione a 150 grammi quando sin dal dicembre decorso c’era l’ordine di ridurla a 100….oggi abbiamo potuto dare la razione a 200 grammi”. A ben vedere la storia del pane è quella degli uomini!