Associazioni in piazza contro la violenza di genere: diamo voce alle donne. Solo restando unite possiamo scardinare il sistema

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In piazza per chiedere giustizia per le troppe donne vittime di violenza a uno Stato  “che riteniamo complice di questi crimini, uno Stato ancora intriso di quel patriarcato che pensavamo di aver cancellato”. Sono soprattutto i giovani a far sentire la propria rabbia con striscioni, urla, sonagli perchè non è più tempo del silenzio dopo la morte della giovanissima Giulia Cecchettin. Un corteo rumoroso che parte dalla Villa comunale per concludersi a piazza Libertà, malgrado la pioggia, mentre risuonano i nomi delle donne uccise. Si sfila dietro un grande striscione che vale più di mille parole, su cui si legge “Se domani non torno sorella brucia tutto”. “Vogliamo urlare la nostra rabbia sacra – spiega Maria Pia Oliviero – Tutti dovrebbero sentirsi responsabili dell’omicidio di Giulia, dalle istituzioni ai singoli cittadini. La sfida che lanciamo è quella di promuovere in città un processo transfemminista, che cominci a scardinare quei pregiudizi che tutti hanno radicati dentro di loro. E’ il sistema che ci impone questo tipo di cultura, di qui la necessità di partecipare, di scendere in piazza.  Poichè solo restando unite possiamo vincere questa battaglia. Troppo spesso la violenza avviene quando si sta soli e si è più fragili”. Non ha dubbi Maria Pia “Sono convinta che debba esistere un’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Le bambine devono essere consapevoli del proprio corpo e delle proprie potenzialità. E’ necessario, oggi più che mai, educare alle emozioni, alle relazioni, al rispetto dell’altro. Molti sono gli uomini che non riescono a gestire la propria rabbia o che continuanoo a pretendere che le donne se ne restino in un angolo in silenzio. Mentre dobbiamo insegnare a disubbidire a questo sistema di cui tutti siamo vittime”