Aste Ok, l’avvocato Taormina: “Formisano non faceva parte di nessun patto criminale con Nicola Galdieri”

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Aste giudiziarie, nuova udienza, oggi, presso il Tribunale di Avellino, del  processo legato  all’inchiesta ” del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d’illeciti che vede coinvolto il clan Partenio. Dopo la conclusione dell’istruttoria dibattimentale, dinanzi al Collegio presieduto dal giudice Roberto Melone,  a latere Cozzino e Zarrella sono riprese le discussioni dei difensori degli imputati.

Il primo a prende parola è stato l’avvocato Benny De Maio, difensore di Antonio Flammia “Secondo l’accusa la colpevolezza del suo assistito è da rinvenire nelle parole di un’esecutata in realtà questa testimonianza è poco credibile poichè interessata all’asta in questione. Dunque il vaglio sull’attendibiità della stessa da parte del tribunale deve essere particolarmente rigoroso. Un’asta ha continuato l’avvocato De Maio nel corso della quale al momento del pignoramento immobiliare gli esecutati avevano già versato 20mila euro sull’immobile che aveva un valore di circa 600mila euro. Un immobile che risultava in parte abusivo a causa di alcuni lavori realizzati dalla proprietaria”. Ad avviso del legale De Maio “Flammia era veramente interessato all’immobile. Lui ha resistito alle iniziative dell’esecutata, che ha proposto reclamo, era anche rimasta nell’immobile senza alcun titolo. Il problema era che Flammia, quella casa, la voleva veramente. Le dichiarazioni dell’esecutata stridono con la certezza che era lei stessa a chiedere i nomi delle persone interessate. Lei è stata l’unica ad allontanare un partecipante. Ha impedito sostanzialmente il normale corso degli eventi. La maggiorazione dell’offerta è stata impedita. Non dimentichiamo, poi, tutte le bugie che sono state raccontate. Io voglio evidenziare la sfrontatezza dell’esecutata quando chiede il risarcimento dei danni pari a 680mila euro. Questa donna non pagava la casa, c’è rimasta vent’anni senza dare soldi a nessuno, e poi chiede 680mila per il risarcimento del danno. Ma quale danno?”. L’avvocato De Maio conclude la sua discussione chiedendo l’assoluzione per il suo assistito perché il fatto non sussiste.

Dopo è iniziata la discussione dell’avvocato Carlo Taormina, difensore di fiducia di Gianluca Formisano: “Oggi ci interessiamo della posizione dell’imputato Gianluca Formisano. Un imprenditore apprezzato e noto, che ha avuto l’opportunità di svolgere un’attività particolare, occupandosi dei problemi degli immigrati. Un’attività votata all’integrazione e non consentita a tutti, perché occorrono determinate caratteristiche morali, sotto l’occhio vigile del Ministero dell’Interno. Nei confronti di Gianluca Formisano non ci sono mai stati problemi, a testimonianza che la sua attività si è sempre svolta – afferma il penalista nella più totale legalità. Mi preme dichiarare che Formisano non si è mai particolarmente interessato al mondo delle aste immobiliari. Ci sono state inchieste che hanno riguardato le aste immobiliari proprio presso questo Tribunale. Ora, quello che mi interessa mettere in luce è che, dopo l’osservazione del Pubblico Ministero nei confronti di Formisano e anche di Barone, questo imprenditore che non ha mai avuto nulla da spartire con le aste giudiziarie, secondo l’accusa, avrebbe scelto di cambiare l’impostazione della sua vita, stipulando un patto criminale con determinati soggetti.  Noi dobbiamo confrontarci con questa contestazione e vorrei partire da una osservazione che fa traballare tutta l’accusa: tenendo sempre conto del presunto “patto criminale”, Formisano, in tutta questa vicenda giudiziaria, è presente in una sola asta giudiziaria. Questo è un elemento ineludibile. Non c’è altro, questo è un dato di fatto. Il presunto patto criminale presenta questa realtà. Non si tratta di un’osservazione generale e superficiale. Si tratta di un dato che gode di un significato di assoluto rilievo.

L’avvocato Taormina ha messo in evidenza un’intercettazione avvenuta nel 2019 e da cui  emerge  che “Barone riferisce ad Aprile di andare da Livia Forte affermando che loro, (Barone e Formisano) non volevano partecipare all’asta. Armando Aprile riferisce tutto a Livia Forte dichiarando: “Si sono tirati indietro”. Livia Forte andò in escandescenze. In un’altra intercettazione tra Formisano e Barone si evince che Formisano voleva incontrare la Forte, al quale ribadisce di non voler più partecipare alle aste. Formisano, in seguito, riferì ad Aprile quanto emerso nell’incontro con Livia Forte”. Ad avviso del legale, quanto sostenuto dal Pm nel corso della sua arringa, circa la posizione di Formisano come soggetto interessato alle aste sarebbe smentita da questa intercettazione , che costituisce la prova che l’imprenditore serinese e l’avvocato Antonio Barone non avevano intenzione alcuna di partecipare alle aste.  “Le aste immobiliari erano sotto la gestione di Nicola Galdieri. Formisano non faceva parte di nessun patto. L’unica asta a cui Barone e Formisano hanno partecipato era quella di Solofra. Tutte le altre oggetto d’indagine non hanno mai interessato il mio assistito. Formisano entra in pista, se così si può dire, grazie alla Cerullo, nel maggio/giugno 2018. Nel 2019, poi, la Cerullo si mette in testa di fare aste anche ad Avellino e, come al solito, la “gallina dalle uova d’oro” è Gianluca Formisano. Il mio assistito, però, resta non interessato alle aggiudicazioni immobiliari, caso mai è interessato alle loro ristrutturazioni. Tutte le iniziative partite nel 2018 e proseguite in seguito, hanno rappresentato uno scompiglio”. Inoltre l’avvocato Taormina in merito all’unica asta alla quale – a suo dire – avrebbe partecipato Formisano ha affermato nel corso della sua lunga discussione che non vi fu turbativa.

Il noto penalista  infine si sofferma sull’ aggravamento della misura cautelare: “Quando c’è stato l’aggravamento della misura nei confronti di Barone e Formisano, l’ho interpretato come una reazione ai contenuti del rapporto intercorso tra Formisano e Caterina De Nardo. Sul punto voglio dire che la questione relativa alle presunte promesse di denaro del 2021 era concernente lo smaltimento dei rifiuti dell’opificio di Solofra. Solo di questo si parla. Qui ci troviamo davanti a tutta una serie di chat che sono state interpretate. Le altre chat relative alla presunta falsa testimonianza devono essere esaminate con cura, perché, secondo l’accusa, sarebbero le conversazioni che hanno portato alla falsa testimonianza. In realtà, nonostante ci sia stata, sbagliando, una effettiva violazione delle misure, il tenore delle dichiarazioni è molto diverso ed è orientato solo a rammentare ciò che era accaduto in precedenza”. L’avvocato Taormina ha concluso la sua discussione chiedendo l’assoluzione per il suo assistito.

La prossima udienza, adesso, è attesa per il 17 aprile 2024.