Avellino, come soffia il vento

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C’è un’aria che non piace. Maleodorante. Di intrighi. Di faccendieri in moto. Di piccole strategie contro la città. Di selvaggia utilizzazione di Istituzioni di garanzia per colpire partiti e uomini politici. Sinceramente: è una brutta campagna elettorale. Speravo che l’iniziativa dell’associazione Controvento per ridare fiato al centrosinistra potesse essere un momento di rifondazione della politica. A mio avviso così non è stato. Ottima l’idea, devo dire. Parlarsi, confrontare le idee, mettere in campo i bisogni di una città sempre più verso la deriva, esaminare limiti e coltivare la speranza è stato senza dubbio un buon avvio di una discussione che, però, è rimasta solo tale. Deludente, perciò, il risultato. Mi spiego. A fianco delle tante anime nobili del movimento, spinte da uno spirito costruttivo per il futuro si sono, tuttavia, palesate ambizioni di potere di una vecchia politica spesso riconducibile a coloro che sono tra i responsabili del degrado di Avellino. Chi ha memoria storica e conosce fatti e personaggi della realtà irpina può capire il mio dire. Che, appunto, viene da lontano. Quel campo invocato e aperto del centrosinistra è diventato purtroppo un orticello dentro il quale il silenzio del Pd ha fatto da detonatore. Tra accuse insistenti al partito democratico e presenze imbarazzanti, l’assemblea si è trasformata in uno sfogatoio di frustrazioni represse, con la rappresentazione di un linguaggio confuso. Salvo alcune riflessioni di grande onestà intellettuale. Certo, ricomporre una politica di centrosinistra in Irpinia non è impresa facile. Proporre un centrosinistra alternativo, sommatoria di vecchie ambizioni, è come dire populismo. Occorre invece, mutuando il pensiero di Nicola Zingaretti, includere le espressioni significative di una nuova stagione desiderosa del cambiamento. Dare spazio all’associazionismo nei suoi vari aspetti.
Da questo punto di vista la sinistra non compromessa ha offerto un contributo notevole nel corso del dibattito assembleare. Non così il Pd irpino. Esso, lacerato da dissidi interni, appare sempre più ambiguo e lottizzato per la conquista di stracci di potere. A tal proposito mi rivolgo ai due maggiori protagonisti irpini del Pd: Rosa D’Amelio e Enzo De Luca. Siano essi a disegnare una strategia politica, vincente o no si vedrà, per riassumere il ruolo di guida del centrosinistra. Non credo che altre componenti del Pd siano sinceramente interessate alla città, avendo già definito una propria strategia, ritagliandosi una linea di rottura all’interno del partito e mirando alla conquista della gestione del potere. E qui una notazione che credo abbia un suo rilievo. Sia chiaro. E’ dal ruolo di ambiguità del Pd che fiorisce il mondo del civismo. Ed è dalla chiarezza del Partito democratico che il civismo potrebbe rientrare per dare forza e vigore al centrosinistra, inteso come campo aperto progressista. Se ciò non dovesse accadere allora saranno altre forze politiche a governare la città. E non certo per loro merito, ma per demerito del maggiore protagonista del centrosinistra. Vedremo come evolverà il dibattito aperto da Controvento. Ma le certezze della vigilia si sono, a mio avviso, appannate.

di Gianni Festa