Avellino e l’Irpinia: quale ruolo in Campania?

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La città di Avellino, e più specificamente l’Irpinia, quale ruolo occupano nella Campania’? La risposta non può che essere: marginale. Eppure tutto farebbe pensare ad una sua centralità strategica nel modello regionale dell’equilibrio territoriale e dello sviluppo complessivo. La città di Napoli con il suo sovraffollamento ha problemi ambientali drammatici. La concentrazione della popolazione nei quartieri storici non regge alle sfide della modernità e le periferie a ridosso del capoluogo campano soffocano per la diffusa criminalità che ha come obiettivo il controllo dell’illecito. Si tenta a Scampia, un tempo luogo del controllo del mercato della droga, un’operazione culturale a largo spettro con l’insediamento dell’ Università e l’attivismo delle scuole e dei circoli, di compiere il miracolo dell’inclusione sociale, ben sapendo che i tempi non saranno brevi e non poche le difficoltà da superare. In positivo c’è lo straordinario effetto turistico che, come si è visto negli ultimi mesi, produce ricchezza attraverso gli enormi consumi che Napoli offre con i suoi beni architettonici. Da Napoli a Salerno. Qui il volto della città e delle periferie, un tempo amministrate dal sindaco “sceriffo” Vincenzo De Luca, è totalmente cambiato. Con il decennale impegno governativo poi dello stesso De Luca si è puntato molto sulla politica delle infrastrutture dando grande occasione di sviluppo all’economia della città e dei Comuni limitrofi. Non è per caso che si è aperto uno scontro con il governatore De Luca e le altre città della regione che lo accusano di aver spostato enormi risorse per la rinascita del Salernitano. Nel capoluogo sannita in pochi anni si è consumata una rivoluzione silenziosa che ha consentito a Benevento di diventare una città molto apprezzata nell’ambito regionale e nazionale grazie alla riscoperta di beni ambientali operata da tecnici di riconosciuto valore e alla competenza del suo sindaco Clemente Mastella che ha fatto bottino dei progetti del Pnrr, classificandosi al primo posto tra le città italiane. Avellino e la sua provincia sono rimaste ferme al palo, prigioniere di una mediocre mentalità della sua classe politica, di uno stupido servilismo dei suoi rappresentanti a chi gestisce il potere regionale e una specie di accanimento alla litigiosità che frenano ogni anelito di cambiamento. Eppure fino ad alcuni anni fa Avellino aveva un ruolo importante nell’ambito regionale. Il capoluogo viveva di una supremazia politica, territoriale e sociale che ne avevano fatto un faro acceso nell’intera regione. E oggi? Scomparsa quasi del tutto la sua classe dirigente la città è orfana impotente di una strategia dello sviluppo. E’ sufficiente soffermarsi sul dibattito che da anni ormai si svolge per l’attraversamento dell’Alta Velocità e la stazione Hirpinia per comprendere come gli effetti di queste decisioni spostano gli interessi prioritari di sviluppo in Alta Irpinia, emarginando ancora di più il capoluogo, costretto a soccombere per altrui volontà. Ammesso, però, che la Stazione Hirpinia in Valle Ufita non subisca una revisione di fattibilità e di finanziamenti come annunciato qualche settimana fa. Nel qual caso l’Irpinia diventerebbe terra di nessuno, con il progredire dello spopolamento delle energie soprattutto giovanili e la povertà in forte accelerazione. L’analisi fin qui fatta presuppone una risposta di dignità ad un territorio fortemente ignorato e penalizzato. Diventa quindi di fondamentale importanza il rinnovamento della classe dirigente a partire dal Comune capoluogo. La prossima amministrazione ha il dovere non solo di soffermarsi sul completamento delle opere in corso, ma di costruire una visione strategica nell’ambito regionale e meridionale. Trasformare la sua posizione di centralità territoriale in strategia di sviluppo, ponendosi come realtà in rete di accoglienza verso gli altri Comuni campani. Per un nuovo e diverso protagonismo.

Gianni Festa