Avellino riparta dall’onestà

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Incontro molto spesso persone che mi chiedono chi sarà il futuro sindaco di Avellino. E mi indicano dei nomi: Festa, Preziosi, De Concilis, Cipriano, Picariello, Bruno, tanto per citare dei nomi più gettonati. Non avendo la sfera di vetro mi limito a consegnare risposte evasive offrendo il quadro confusionale che allo stato regna sovrano. E penso che più che una prova muscolare tra i vari candidati, sarebbe necessario affrontare, definendo priorità e scadenze di soluzione, i temi programmatici per fare uscire la città dal degrado in cui è caduta. Senza vaghezza o stravaganze come, a me sembra, si è fatto sino ad ora. Che si fa, ad esempio, per restituire la Dogana ai cittadini? E come, e in quanto tempo, lo storico simbolo sarà liberato dai tubi che sorreggono ormai da anni solo la facciata? E quale destinazione avrà dopo la ricostruzione? E così, come per la dogana, occorrerebbe fare per quelle tante situazioni incancrenitesi nel tempo e diventate grandi emergenze cittadine. Altro esempio riguarda il recupero delle periferie con la connessione al centro cittadino. Ancora. Quali iniziative e politiche culturali è urgente adottare per combattere la piaga della droga e le conseguenti devianze giovanili? Certo, l’aggravarsi dei problemi richiede una grande unità di intenti di una classe dirigente che certamente non può essere quella stessa che ha generato il disastro di Avellino. Né chi , camuffandosi da rinnovatori, vuole mettere le mani sulla città. Allora una terza via è ancora possibile. Percorrerla si può, ora e subito. Come afferma il mio amico notaio Pellegrino D’Amo – re è giunta l’ora di una rivolta morale, di una grande prova di responsabilità per il futuro della città di Avellino. Le persone oneste, più che i partiti con le loro ambiguità, dimostrino il coraggio necessario per recuperare l’identità perduta di una città in agonia.

di Gianni Festa