Berlusconi e la mossa del cavallo

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Il premier ha invitato le Camere ad attendere il vertice europeo sugli aiuti europei al nostro Paese per l’emergenza sanitaria. E ha assicurato che l’ultima parola spetterà al Parlamento. Mes e coronabond sono rimasti oggetti di dubbi e di contese politiche. In una recente votazione al Parlamento europeo sui coronabond, le forze politiche italiane si sono mostrate divise. Con il Pd favorevole. Il M5S astenuto. Fdi a favore. FI e Lega contrari. L’opposizione di centro-destra è ora segnata anche da un’altra crepa. Sul Mes. Frutto di una non improvvisa, né probabilmente improvvisata sortita da parte di Berlusconi. Da tempo costretto da una avara bilancia elettorale  ad un ruolo del tutto secondario. Plasticamente esorcizzato con la sua mirabile perfomance televisiva al Quirinale, nell’ultima crisi: contare sulle dita gli argomenti man mano esposti da Salvini! Un personaggio del genere e con il suo passato non poteva non essere stanco di fare la comparsa. E irritato dal dover sostenere tesi non effettivamente condivise. E’ nota la crescente insofferenza dell’ex Cavaliere per gli estremismi dei suoi attuali alleati.   Ma forse vi si è aggiunta qualche ragione in più.

Certo, è ancora presto per valutare l’impatto dello “scarto “ dell’ex cavaliere sul futuro del centro-destra. Esso, con il forte indebolimento della sua componente moderata, ha mutato profondamente la sua identità e le sue scelte politiche  fondamentali. La “mossa del cavallo” è definita dal vocabolario “iniziativa abile e inattesa, che permette di liberarsi  da un impedimento o di uscire da una situazione critica”. E quella berlusconiana appare davvero tale.   Nell’attuale momento, infatti, attorno al Mes passa nel nostro Paese il confine strategico tra europeisti ed anti-europeisti. Perciò la vigorosa difesa di questo strumento da parte dell’ex Presidente del Consiglio  va al di là della stessa necessità di non apparire incoerente rispetto alla scelta fatta da lui all’epoca. Infatti l’iter fu avviato dal suo governo  (nel silenzio di Salvini e di Meloni) anche se poi completato in via definitiva dall’esecutivo Monti. Insomma, per una persona anziana non solo politicamente, già l’esigenza di difendere la sua immagine  sarebbe stata – di per sé sola –  giustificazione sufficiente per la sua sortita. Ma c’è, nello specifico, ancora di più. Ed è la  rivendicazione politica, come un fatto positivo, della possibilità di aver predispsto un ulteriore strumento di aiuto. Tanto più utile in un periodo difficile. E ancora di più senza condizioni onerose.  A questo si aggiunge il profilo europeo a cui lo stesso Berlusconi ha ancorato la sua azione politica. Egli ha sottolineato costantemente la sua adesione ai moderati del Partito popolare europeo. E, perfino nelle ultime settimane, il ruolo – di Fi e suo – come garanzia dell’intero centro-destra presso l’Ue. Ora ha scelto come terreno per la sua clamorosa mossa del cavallo proprio quello europeo, ostico per la Lega e FdI. Su di esso può ancora legittimamente pensare di giocare un ruolo. Ciò dimostra che si è trattato più che dell’effetto della sua volontà di difendere se stesso e la sua storia. Infatti, la sua presa di posizione appare rivestire più un carattere di possibile riapertura dei giochi (con un occhio alle sue aziende) in vista di future occasioni. E’ certo, infatti, che la presa di posizione di Berlusconi non resterà senza conseguenze, anche se non appare ancora chiaro l’itinerario che ne potrà sortire.

Per ora le reazioni di Salvini e Meloni sono soft, ispirate dalla necessità di non inasprire rapporti già complicati da scelte reciprocamente non condivise. Tuttavia, il Cavaliere con il suo cavallo appare aver “scartato” perchè ormai convinto che siano remote le possibilità di un rientro rapido al governo con/per il Capitone leghista & C. E quindi una opposizione “morbida” (ricambiata da un Conte che risparmia sempre Berlusconi dalle sue accuse) potrebbe essere l’investimento migliore. Ciò magari anche in caso di non improbabili defezioni di Italia Viva o di un M5S ancora prigioniero di pregiudizi ideologici. In conclusione, la conferma che la  durata della tanto discussa “fase 2” costituisce una sorta di assicurazione sulla vita per Conte e per il suo esecutivo!

di Erio Matteo