Campania e Italia ferite a morte, ricordando Rocco Scotellaro nel centenario della nascita

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Nel 1961 Raffaele La Capria, nel suo capolavoro “Ferito a morte” descriveva le condizioni di vita di Napoli, negli anni del secolo breve, che oggi si possono estendere non solo alla Campania, ma  all’intero Paese. Oggi la Campania sta vivendo un’esperienza drammatica e caotica, sia sotto il profilo economico che sociale. Le disarmonie sempre più evidenti che affliggono il nostro territorio sono diventate in questi ultimi anni di proporzioni gigantesche tale da averci condotto ad uno stato di fortissimo disagio se non di invivibilità sotto ogni profilo: sanità , trasporti, scuola, infrastrutture e occupazione.

La Regione è governata da otto anni da un centro sinistra che non riesce o non vuole “aggredire” le forti problematiche che angustiano profondamente il viver quotidiano di milioni di cittadini. Come nel Gattopardo di Tommaso di Lampedusa “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima” in Campania e nel Sud in generale questo paradigma si ripete da allora con i tanti governi che si sono succeduti, per cui tutto è rimasto invariato. La gestione regionale che tante aspettative aveva creato nella maggioranza dei campani si sta vanificando miseramente. Già con l’esperienza della pandemia, i risultati della giunta De Luca non sono stati assolutamente soddisfacenti. Se a questo aggiungiamo un vero e proprio periodo di stallo a livello di iniziative regionali, ci troviamo dinanzi ad un panorama avvilente, specie per quanto riguarda la sanità, in particolare quella delle zone interne, che è completamente abbandonata a se stessa.

La Nazione è governata da una destra xenofoba intenta a recintare gli spazi d’ambito salariale in gabbie assistenziali, ivi compresi i migranti, senza nessuna garanzia di continuità, creando un neo schiavismo di tipo occidentalistico. Si vuole strutturare una società del merito, fondata non sui valori, ma sulla ricchezza e per di più di stampo autoritario. Il mondo della sinistra non riesce ad affrontare i temi reali e preferisce restare arroccato in una dimensione radical chic di chiara matrice mercenaria, che da tempo non convince più nessuno, generando il partito dell’assenteismo che supera il 50% degli elettori. Ci troviamo dinanzi ad una crisi epocale, per la quale occorre fare un salto di qualità sia in politica sia in economia che in campo climatico e delle risorse ambientali, senza tralasciare il welfare e l’istruzione; specificatamente la scuola rischia di sprofondare con il dimensionamento scolastico, in base alla legge di bilancio, che entrerà in vigore nell’anno scolastico 2024/25 per la quale il Sud sarà il più colpito, in quanto il 70% degli accorpamenti sono previsti proprio qui da noi. A questo aggiungasi il disegno di legge sull’autonomia differenziata, ideato dal Ministro Calderoli, che verrebbe a ulteriormente indebolire il Sud già martoriato da tante problematiche mai risolte, a partire dall’annosa questione meridionale.

Nel mese in cui si celebrano i cento anni dalla nascita di Rocco Scotellaro, scrittore, poeta, politico che conscio della situazione disumana in cui sopravviveva la civiltà contadina dei suoi tempi si dedicò quasi esclusivamente allo sradicamento delle fonti di malessere secolari del Mezzogiorno, quali le carenze alimentari e igienico-sanitarie, il caporalato spietato e intransigente, l’estrema e costante povertà. Nel dopoguerra partecipò attivamente all’occupazione delle terre incolte di proprietà dei latifondisti e fu tra i maggiori promotori della Riforma Agraria del Sud, in modo particolare della Basilicata. Successivamente fu arrestato e tenuto per 45 giorni nelle carceri, con accuse infamanti, come corruzione e associazione a delinquere che si rilevarono totalmente infondate e fu assolto con formula piena dal Tribunale di Potenza. Morì a Portici nel 1953 a soli trent’anni, dove era stato chiamato dal professore Manlio Rossi Direttore dell’Osservatorio di Economia agraria, a collaborare presso l’Università della cittadina vesuviana. Gli esponenti della politica italiana dovrebbero prendere esempio da uomini come Rocco Scotellaro, che hanno dedicato tutta la loro esistenza al miglioramento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti. Mentre invece oggi la politica si sta chiudendo sempre più

in luoghi autoreferenziali: gruppi dirigenti che si scontrano su politiche di controllo degli iscritti anziché sulle prospettive da costruire.

Governare un Paese oggi significa costruire una proposta politica che affronti il divario dualistico Nord Sud che si fondi sullo sviluppo unitario dei territori, che affronti il tema della distribuzione della ricchezza in modo inclusivo e garanzia del superamento delle diseguaglianze, finalizzato ad un interesse collettivo dei nuovi e vecchi produttori unificati per la conquista di un futuro di benessere condiviso.

Insomma senza un salto di qualità politica all’altezza dei temi odierni il Paese sarà sempre più ferito a morte.

Rosa Bianco e Fiore Carullo