“Capaci di”…la sfida di ripartire dall’impegno quotidiano

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Dal lenzuolo dipinto allo striscione per non dimenticare

 

«A 25 anni dalla strage di Capaci, abbiamo scelto di mettere da parteslogan e parole vuote, di ripartire da un rinnovato impegno nel segno di quel sentimento di vicinanza popolare che vogliamo contagi sempre più persone nel ricordo di uomini come Falcone e Borsellino che hanno scarificato la vita per difendere il paese». Lo sottolinea con forza Francesco Iandolo di Libera Avellino, nello spazio antistante Palazzo Vescovile, dove campeggio lo striscione "Capaci di.." con i nomi delle vittime della strage, non solo Giovanni Falcone ma anche Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonino Montinaro. «Abbiamo voluto – spiega Iandolo – restituire al ricordo della strage una dimensione umana per ribadire la necessità per ognuno di sporcarsi le mani, c’è bisogno di una nuova stagione di antimafia sociale, di mettere insieme le nostre forze. Abbiamo organizzato quest’incontro  in 24 ore, attraverso uno scambio di sms ed è bello poter constatare la partecipazione della comunità. Ecco perché abbiamo provato a dipingere un lenzuolo, troppo spesso usato solo per coprire cadaveri e che oggi diventa simbolo di vita, su di esso ciascuno ha lasciato la propria testimonianza con un guanto sporco di colore, ha indicato le parole di cui abbiamo bisogno per vincere la mafia, onestà, speranza, unità». E a chi gli chiede che valore rivesta in una città come Avellino quell’appello a riscoprirsi “capaci di…”, spiega che «dobbiamo ripartire dalla creatività, non è più tempo di ripetere sempre le stesse storie, raccontandoci ogni giorno che Avellino non è  un’isola felice, la città ha bisogno di ritrovarsi per costruire un progetto che guardi al bene comune, che riunisce le diverse vertenze e pone le basi di un nuovo futuro. Vogliamo che un moto spontaneo coinvolga la città quando si parla di lotta alla criminalità, che ciascuno mescoli la propria storia con i ricordi di Falcone e Borsellino». Nello spazio antistante palazzo vescovile c’è il mondo delle associazioni con Francesco Celli di InfoIrpinia, Franco Mazza del Comitato Valle del Sabato, Rita Nicastro della Cgil, lo storico Gianni Marino, Gaetana Aufiero del Comitato Soci Coop, Mirella Napodano di Amica Sofia ma anche studenti, cittadini comuni che hanno voluto testimoniare la loro sfida quotidiana. Un impegno che proseguirà il 31 maggio, alle 19.30. Lo sottolinea anche Antonietta Oliva, vedova di Pasquale Campanello, sovrintendente Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria , in servizio presso la Casa Circondariale di Poggioreale, ucciso l’8 febbraio del 1993 da quattro killer in un agguato: «Purtroppo la mafia c’è e continua ad esserci ma dobbiamo continuare a crederci, possiamo farcela se uniamo le forze, se non ci rassegniamo all’illlegalità. Ecco perché ho scelto di raccontare la sua storia nelle scuole».