Nasce dalla consapevolezza del forte legame del madrigalista Carlo Gesualdo con il contesto storico-culturale del suo tempo, a partire dalle relazioni con il nobile casato dei Borromeo, il confronto promosso nell’ultima giornata della Summer School “Dalla modernità a Carlo Gesualdo”, presieduto dalla professoressa Simona Carotenuto. E’ Andrea Spiriti, docente dell’Università dell’Insubria, a sottolineare come “al di là delle istanze di onore ferito e di possibili motivazioni legate alla gelosia, è chiaro che nell’omicidio della moglie Maria D’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa entrino le lotte di clan che contrapponevano in quegli anni i Carafa ai Medici-Borromeo. Non dimentichiamo che Papa Pio IV aveva condannato a morte due esponenti dei Carafa, Carlo e Giovanni”. Spiega come “la relazione di carattere clanico dei Carlo con i Medici-Borromeo è una della tante espressioni dei legami interni che esistevano all’interno degli stati dell’Italia spagnola, a partire da Milano e dai grandi feudi acquisiti dalla nobiltà genovese. Non è un caso che la Biblioteca Ambrosiana di Milano sia la prima ad entrare in possesso dei testi editi di Carlo Gesualdo. La stessa iconografia delle Anime Purganti arriverà nel Mezzogiorno veicolata proprio dal cardinale Federico Borromeo”.
Spiriti pone l’accento sulla centralità del rapporto di Carlo Gesualdo con Carlo, di cui era nipote, e Federico Borromeo “L’illustre madrigalista non poteva non conoscere la teatralità delle operazioni del cardinale Carlo Borromeo, l’attenzione a una comunicazione centrata sull’immagine come testimoniano ad esempio le scenografie dei Miracoli di Carlo nella cattedrale milanese. Il suo è un progetto neomedievale di arcivescovo signore a Milano, destinato a fallire, profondamente diverso da quello del cugino Federico Borromeo, che promuove un percorso più strettamente intellettuale. Del resto, non è certo un caso che alla corte di Ferrara, centro culturale del tempo, Carlo Gesualdo sceglierà la propria moglie Eleonora d’Este. Un legame, quello con Carlo Borromeo, che trova conferma nella Pala del Perdono del convento dei Cappuccini in cui il Borromeo viene rappresentato con funzione di intercessore. Senza dimenticare che anche il figlio di Gesualdo, Emanuele, sposerà l’esponente di una famiglia imparentata con i Borromeo”.
Nicola Cleonazzo, docente all’Università del Salento, rivolge, invece, la sua attenzione alla presenza del pittore fiorentino Giovanni Balducci alla corte di Carlo Gesualdo. Già protagonista a Napoli di un circuito di committenze in chiese importanti, arriverà a Gesualdo al seguito del cardinale Alfonso, dopo essere entrato in contatto anche con la zia di Carlo, Sveva. Cleonazzo sceglie di rileggere l’opera di Balducci, a partire dalla Pala del Perdono custodita nel convento dei Cappuccini, andando al di là di ipotesi legate alla pura psicologia dei personaggi, come quella del pentimento per l’omicidio compiuto, anche se ammette il ruolo centrale di questa chiave di lettura nella riscoperta dell’opera. Sottolinea l’importanza del restauro dell’opera compiuto per comprenderne le origini “Il Restauro permise di far riemergere l’iscrizione nel pilastro sinistro della pala, con la firma dell’autore, Giovanni Balducci e il riferimento ai due committenti, Carlo ed Eleonora d’Este. Peccato che gli interventi compiuti abbiano, però, alterato alcune immagini con Eleonora trasformata in una santa. Ma l’opera può essere letta anche come una traccia del testamento di Carlo del 1608, vi ritroviamo gli stessi santi invocati al momento della morte, da Santa Caterina a San Francesco, quella che era una prassi consolidata di richiesta del perdono da parte dei committenti, al di là del pentimento per l’omicidio commesso. Plausibile, invece, che il bambino rappresentato al centro sia un riferimento ad Alfonsino, il figlio morto all’età di 5 anni”.
Una relazione densa di spunti che diventa l’occasione per mettere in discussione i falsi miti legati all’interpretazione dell’opera “Alcuni critici hanno voluto vedere tra i personaggi rappresentanti anche Maria D’Avalos e Fabrizio Carafa ma si tratta semplicemente di tipi iconografici che ritornano in numerose tele del Balducci. Li ritroviamo, ad esempio, anche nella Pala della chiesa del Rosario di Taurasi”. Mette in guardia dal voler cercare a tutti i costi nell’immagine presente nell’opera una rappresentazione realistica del volto di Carlo, in quello che sarebbe l’unico ritratto contemporaneo di Gesualdo. “E’ chiaro che la raffigurazione risente di quello che era lo stile di Balducci che predilige visi allungati e nasi appuntiti. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che Carlo Gesualdo stesso chiese di essere rappresentato come lo zio cardinale”
E’, infine, la dirigente dell’Ic Perna Alighieri Amalia Carbone a porre l’accento sul progetto Siae promosso in collaborazione con l’associazione Aps Carlo Gesualdo sulle tracce del principe Madrigalista, declinato attraverso le differenti discipline, che si concluderà nel novembre del 2024, pensato per gli alunni dagli 11 ai 14 anni “Si incardina su tre grandi direttrici formative. La prima è quella di educare i nostri alunni a leggere le maglie culturali e storiche del territorio, così da favorire la costruzione di una forma di appartenenza e cura del territorio, andando al di là di una conoscenza legata ai libri di testo. Una sfida che si affianca a quella di valorizzare il patrimonio storico, artistico e architettonico di un territorio, ricchezza ancora inesplorata, così da gettare le basi per quel percorso di educazione civica e cittadinanza che la nostra scuola porta avanti con particolare attenzione. Ultima direttrice è quella di favorire l’inclusione, coinvolgendo soggetti e associazioni che vogliano impegnarsi nell’adozione di buone prassi, fortemente radicate sul territorio, di qui la sinergia con Zia Lidia Social Club, InfoIrpinia, il Teatro San Carlo o la collaborazione con maestri come lo scenografo Vallifuoco”.
Sottolinea, inoltre, come centrale sia la pratica musicale per un istituto ad indirizzo musicale in un percorso che abbraccia memoria e contemporaneità, aiutando i ragazzi a rintracciare nel presente echi della musica del passato, a partire dalla musica corale “L’entusiasmo dei ragazzi è stato superiore alle aspettative, penso all’emozione degli allievi nel partecipare ai laboratori dedicati alla musica medievale o il laboratorio di strumenti antichi”. Ribadisce come l’obiettivo resti “quello di educare i ragazzi a leggere la molteplicità dei linguaggi del nostro tempo, dalle immagini alla musica, a orientarsi nell’universo digitale, consentendo a ciascun allievo di definire un proprio percorso personalizzato all’interno del progetto”.
La Summer School proseguirà nel pomeriggio a Gesualdo con una sessione dedicata alla tomba di Carlo Gesualdo, a partire da una suggestiva ipotesi che lo vorrebbe sepolto proprio nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, come già suggerito dallo storico Armando Montefusco, con Enzo Gaudio, parroco di Gesualdo, Edgardo Pesiri, presidente dell’associazione Carlo Gesualdo, Luigi Petruzzo, presidente pro loco Civitatis Iesualdinae, Giuseppe Mastrominico dell’Università Federico II di Napoli e Centro Unla di cultura gesualdiana, Eduardo Caliano, manager director Istemi. Seguiranno le riflessioni di Antonio Di Martino, Giuseppina Finno, Orsola Fraternali, Raffaele Fulchini, Fiorentino Vecchiarelli e Matteo Claudio Zarrella. A concludere la giornata, alle 19, il concerto dell’Ensemble di musica antica del Cimarosa “Dalla Villanella al Madrigake”