Dopo la denuncia di tre avvocati avellinesi da parte dell’avvocato Carlo Taormina, il direttivo della Camera Penale Irpina ha divulgato una nota sulla scelta di annunciare a mezzo stampa (all’agenzia ANSA) la decisione di denunciare i professionisti.
Riceviamo e pubblichiamo: In Italia – ne hanno già brillantemente scritto per l’Unione delle Camere Penali l’Avv. Carlo Morace ed il Prof. Ennio Amodio – il fenomeno della globalizzazione delle informazioni di garanzia con notifica mediatica è uno strumento testato e di grande efficacia, e, spesso, all’indagato la comunicazione di atti da considerare segreti è opera effettuata dai media: il tutto con la conseguenza di condanne senza processo e di macchie indelebili persino in caso di assoluzione o di mancata celebrazione di un processo per archiviazione o proscioglimento. È di pochi giorni fa il comunicato consegnato all’A.N.S.A. dall’Avv. Carlo Taormina con il quale, nel chiedere al Procuratore di Napoli, Dott. Nicola Gratteri, la tutela della sua persona e professionalità essendo stata pubblicata la notizia di un’indagine a suo carico, preannunciava un “programma di denunzie e querele per calunnia” nei confronti di tre avvocati di Avellino, i Colleghi Perillo, D’Archi e Provvido, rei, secondo la nota diramata all’A.N.S.A. e poi rimbalzata su tutti gli Organi di Stampa locali e nazionali, di aver rilasciato false dichiarazioni nei confronti dell’Avv. Carlo Taormina nell’ambito di una delicata inchiesta della Procura D.D.A. di Napoli, determinando in tal modo le accuse provvisorie formulate da quell’Ufficio Giudiziario allo stesso Avv. Taormina. Altro che globalizzazione delle informazioni di garanzia con notifica mediatica! Siamo all’anticipazione a mezzo stampa di una denuncia penale o alla rivelazione, sempre a mezzo stampa, di una denuncia già presentata alla competente autorità! Non intendiamo, ovviamente, entrare nel merito di quanto, in verità molto poco, si conosce, legittimamente, dell’indagine napoletana, ed in particolare non intendiamo entrare nel merito né delle dichiarazioni rilasciate al P.M. di Napoli dai tre Avvocati di Avellino che l’Avv. Taormina assume essere calunniose, né della posizione giudiziaria dello stesso noto e stimato penalista o di altri indagati nell’ambito della medesima inchiesta giudiziaria: e nemmeno si intende discutere della legittima ed integrale pubblicazione della nota stampa ricevuta da un avvocato di chiara fama, costituendo certamente corretto esercizio del diritto di cronaca. Tuttavia, riteniamo assolutamente necessario, nel manifestare incondizionata solidarietà ai tre Avvocati irpini dati letteralmente in pasto all’opinione pubblica come calunniatori, fortemente stigmatizzare l’anticipazione a mezzo stampa di notizie che dovrebbero restare segrete o, nello specifico, di iniziative difensive e legali che inevitabilmente comportano gravissime conseguenze, sotto il profilo mediatico e, quindi, sotto il profilo umano e professionale, nei confronti e in danno di tre cittadini ( e professionisti) a cui viene annunciata a mezzo stampa una denuncia per calunnia nonché segnalazioni agli ordine di appartenenza senza, ovviamente, precisare altro. Di certo, di punto in bianco, tre stimati professionisti, che nell’ambito di un’indagine penale coperta da segreto istruttorio si erano limitati a rilasciare dichiarazioni all’Autorità Giudiziaria che allo stato restano all’esclusivo vaglio di Quell’Autorità Giudiziaria, sono stati esposti e tutt’ora sono esposti al pubblico ludibrio come calunniatori, e ciò sulla base di un semplice comunicato stampa che ha avuto l’eco mediatica che non poteva non avere essendo stato diramato da un noto professionista. Purtroppo, sono le inevitabili distorsioni della giustizia mediatica che conducono ad una forma di perenne diffamazione cui oggi si associa la “filosofia della rassegnazione”, ossia uno stato di assoluta ed insuperabile impotenza rispetto all’anticipazione a mezzo stampa di notizie giudiziarie gravemente lesive dell’onore o della professionalità di un cittadino e, nello specifico, di notizie riguardanti denunzie penali o segnalazioni all’Ordine di appartenenza degli avvocati citati nel comunicato stampa: ed è proprio l’Ordine degli Avvocati, che certamente ripudia la filosofia della rassegnazione, che non avrebbe dovuto manifestare totale e preoccupante indifferenza ma avrebbe dovuto censurare l’impropria aggressione mediatica in danno di tre suoi iscritti. La Camera Penale Irpina, nel censurare la colpevolizzazione sulla base di giudizi sommari, ritiene che solo la cultura della legalità (o il recupero della stessa, oramai smarrita) possa evitare che “alcuni pensino soltanto alla ribalta mediatica e altri della stessa siano vittime inermi, condannati senza processo e senza possibilità di appello”.