C’è il nulla osta del giudice, la salma di Totò Riina rientrerà a Corleone

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Una foto di Toto' Riina scattata il 14 novembre 1996 nell'aula bunker del tribunale di Caltanissetta durante il processo per la strage di Capaci. ANSA/MIKE PALAZZOTTO

La salma di Totò Riina, boss di Cosa Nostra morto venerdì 17 novembre, ha lasciato l’ospedale di Parma per il trasferimento in Sicilia. Il carro funebre grigio con la bara è partito dalla sezione di Medicina legale, da venerdì presidiata giorno e notte dalle forze dell’ordine. I familiari avevano visitato la salma sabato pomeriggio, dopo l’autopsia.

Il feretro viaggerà fino a Corleone, la cittadina in provincia di Palermo dove il boss è nato, 87 anni fa, e dove sarà tumulato, vicino al gotha della mafia che non c’è più: Michele Navarra, Luciano Liggio, le ceneri di Bernardo Provenzano. Non ci sarà un funerale pubblico, forse una benedizione se qualcuno chiamerà un religioso per un breve rito privato.

A Parma Totò ‘u curtu’ era arrivato a febbraio 2015 dal penitenziario milanese di Opera e al giorno di Santa Lucia di quell’anno, il 13 dicembre, risale il primo ricovero nel reparto detenuti, dove ha continuato a scontare in regime di 41 bis, il carcere duro per i mafiosi, le sue 26 condanne all’ergastolo. Sempre da Parma erano partite le ultime istanze per il differimento della pena, tutte respinte dai giudici, via via che le sue condizioni di salute hanno iniziato ad aggravarsi, per poi precipitare una decina di giorni prima della morte, quando dal reparto ordinario è passato alla terapia intensiva-rianimazione. Lì si è spento, alle 3.37 del giorno dopo il suo ottantasettesimo compleanno.

In solitudine, con intorno a sé i medici e gli infermieri che lo hanno curato fino alla fine e fuori dalla stanza la Polizia penitenziaria e personale della squadra mobile di Parma. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva firmato un permesso per una visita dei parenti nelle ultime ore, ma nessuno, né la vedova Ninetta Bagarella né i quattro figli sono riusciti a usufruirne. Sono arrivati il giorno dopo, reagendo con ostilità alla presenza dei media. In pubblico nessuno di loro ha mostrato lacrime.