Centro destra, solo macerie?

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Nel centro-destra, ammaccato e diviso ormai da tempo, continuano a confrontarsi i più diversi propositi. Divergenti, soprattutto tra l’ex cavaliere e Salvini. Anche dentro FI, l’emergere della figura di Parisi non sembra aver contribuito a pacificare gli animi, tutt’altro!

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I posizionamenti differenti tra le varie componenti del centro- destra nelle ultime amministrative, soprattutto a Roma, hanno mostrato il profondo grado di deterioramento dei rapporti politici fra le forze dell’ex alleanza. E soprattutto quale sia – e di quale portata – la posta in gioco, cioè la leadership del centro- destra. Al cui interno non mancano i movimenti sottotraccia. Dopo le sfuriate, ora la Meloni sembra voler annusare l’aria. Salvini, invece, ritiene maturo il tempo per tentare di imporre un nuovo patto politico di centro-destra a diverse condizioni. E con una diversa leadership. L’esaurirsi della spinta propulsiva berlusconiana, secondo il leader leghista permetterebbero, anzi imporrebbero, una leadership più giovane e decisa. Le ambizioni del mediocre segretario leghista, però, non hanno finora trovato grandi conferme in sede elettorale. Il suo modo di fare da elefante nelle cristallerie, raccoglitore di consensi nelle impaurite praterie lombardo-venete, non ha suscitato entusiasmi altrove. Non nel Mezzogiorno, dove molti non hanno dimenticato le frasi rivoltanti e offensive rivolte ai meridionali neppure tanto tempo fa. E nemmeno, in generale, presso gran parte dell’elettorato moderato, giustamente riottoso a essere rappresentato da un estremista con tratti xenofobi se non razzisti! La decisa bocciatura dell’iniziativa di Parisi da parte di Salvini dimostra, tuttavia, anche la sua paura di essere preso in una tenaglia mortale: da un lato, un centro-destra più moderato (pronto a soccorrere un Renzi in difficoltà), dall’altro un concorrente anti-sistema dilagante come il M5S.
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Sul fronte di FI , non sembrano minori le complicazioni derivanti dal più deciso posizionamento dell’ex Cavaliere su un nuovo fronte moderato (più lontano dalla Lega). Un rassemblement da riempire di contenuti. Non possono essere tuttavia dimenticate le caratteristiche di partito-azienda che zavorrano il futuro di FI (con conseguenti, poderosi conflitti di interessi e pesanti influenze anche familiari). Il destino del partito appare inesorabilmente legato a quello del suo leader, come ha dimostrato il fuoco di fila con cui è stato bersagliato il povero Parisi, appena affacciatosi sulla scena, da generali e colonnelli berlusconiani. Toti ha dichiarato di non sapere quale sia il mandato a lui affidato. E Matteoli si è dichiarato contro il cosiddetto "papa straniero" di FI. Insomma, pur essendo quasi tutti gli uni contro gli altri armati, riconoscono ancora la primogenitura politico- finanziaria dell’ex Cavaliere. Non sono però disponibili ad accettare che ad essi vengano "sovraordinati" altri, contro cui fanno fronte comune. Fortissimi i timori, accentuati dalle voci sulla costituzione di una nuova formazione politica, fatta di volti più giovani e freschi. FI, invece – in cui resterebbero le cariatidi del berlusconismo – sarebbe avviata verso la rottamazione! Tuttavia, l’incertezza maggiore è quella strategica. L’ex Cavaliere appare tentato dal progetto neo-moderato incarnato da Parisi. Si rende tuttavia conto (grazie anche alle pressioni dell’ala più aziendalista) della necessità di stabilire, a salvaguardia delle sue aziende, un rapporto non ostile con il renzismo al potere. La costruzione di questo nuovo fronte moderato aperto a chi ci sta, però, ha bisogno di tempo.

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Proprio quest’ultima necessità potrebbe incrociarsi con le prossime mosse del premier, interessato alla creazione di un fronte moderato in funzione anti-grillina, per ridurre le chances di un competitor pericoloso e per stabilizzare la legislatura. Sarà interessante vedere se e come questa singolare convergenza di interessi politici evolverà nei prossimi mesi, a cominciare dal referendum …
edito dal Quotidiano del Sud