Cgil in campo, più lavoro e servizi per le donne

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Ieri il confronto al Circolo della stampa

 

E’ stato un dialogo a più voci, fatto di passione e concretezza, quello che le donne della Cgil irpina hanno voluto intessere col coinvolgimento del mondo della scuola, delle associazioni e delle istituzioni per celebrare, fuori da ogni retorica, la giornata mondiale dell’8 marzo. A presentare i lavori, presso il Circolo della Stampa di Avellino, l’insegnante Rita Nicastro del Comitato ‘Un giorno solo non ci basta”, le professoresse Francesca Corrado e Adriana Guidi del Liceo ‘Imbriani’ di Avellino, Letizia Monaco dell’associazione di volontariato di Mercogliano ‘Comunità accogliente’ e Silvia Curcio, da anni in prima linea per scongiurare la chiusura degli stabilimenti dell’ex Irisbus. L’iniziativa, che si riallaccia al movimento delle donne argentine, rappresentato dallo slogan ‘Non una di menos’, vuole essere un appello alla mobilitazione pubblica contro la violenza alle donne e contro ogni forma di discriminazione, nella convinzione che a tutt’oggi, nonostante le tante battaglie portate avanti dalle donne per le donne, queste siano ancora i soggetti più discriminati nel mondo del lavoro e quelli più colpiti dal mancato riconoscimento dei diritti fondamentali. “Non esiste forma di rivendicazione -dichiara la professoressa Corrado, attiva nell’ambito di FLC (Federazione lavoratori della conoscenza)- che non sia accompagnata dalla conoscenza. Il tema dei diritti si coniuga a quello della formazione e la garanzia dei diritti passa necessariamente per la scuola, cui negli anni le varie legislature, coi vari ministri, hanno inferto colpi sempre più duri. Eppure la politica, le istituzioni e la società civile hanno il dovere di investire sull’istruzione. Il diritto di cittadinanza è un diritto di tutti, delle donne come degli immigrati che vivono nel nostro Paese e in particolare delle donne immigrate che entrano nel tessuto produttivo troppo spesso da schiave. Ma il diritto di cittadinanza è anche il diritto del ‘diverso’, che fa fatica ad esprimere le proprie scelte sessuali.” Presenti, per testimoniare il doppio dramma degli abusi e delle discriminazioni sociali, anche Anna dal Camerun e Blessing dalla Nigeria, ospiti della comunità di Ospedaletto, dove sperano di costruirsi un futuro dopo il lungo viaggio che le ha strappate, in qualche caso, oltre che alla violenza della guerra anche a quella di un partner che non voleva farsi lasciare, costringendole a rinunciare all’affetto dei figli, sacrificato in nome del diritto alla vita. “Registro con preoccupazione -ha dichiarato la consigliera di parità Mimma Lo Mazzo- l’allarme chiusura del Centro Antiviolenza, scongiurato invece a Solofra dove è stata disposta una proroga. La speranza è che i fondi straordinari che dovrebbero andare alle Regioni in base al nuovo piano del Governo possano confluire nei nuovi bandi per i centri antiviolenza e per le case di accoglienza. E’ di ieri  il protocollo d’intesa con l’Ispettorato interregionale del Lavoro di Napoli che reca misure atte a contrastare le discriminazioni di genere. Ma per rendere le donne libere da violenza dobbiamo puntare a renderle libere economicamente.” A rimarcare la necessità di puntare alla riorganizzazione dei servizi essenziali, dalla sanità alle case di accoglienza, la vice direttrice del Quotidiano del Sud, Ivana Picariello, che ha sottolineato la mancanza di una società che protegga le donne: “Sono gli enti locali, dai Comuni alle Regioni, a dover difendere queste strutture perché possano drenare solitudini e violenze. Se i primi fondi che vengono tagliati sono sempre alla voce welfare, cioè nei settori fondanti la vita civile, vuol dire che il problema non è avvertito come dovrebbe a livello amministrativo, mentre è proprio dai servizi alla persona che bisogna ripartire. Auguro ai giovani una rigenerazione della nostra provincia che parta dalla linfa feconda del senso civico e della solidarietà.” Hanno arricchito il convegno le poesie di Monia Gaita e Antonietta Gnerre e una performance recitativa musicata dalle studentesse dell’Imbriani, nel segno salvifico della bellezza della cultura e dell’arte.