«Il ricorso di Confcooperative, ma anche gli indirizzi sbagliati nell’intestazione della sede Piano sociale di zona sono segnali poco incoraggianti che dimostrano, ove fosse ancora necessario, in mano a chi è finita la gestione di questo settore delicatissimo e importante sia per la città capoluogo sia per gli altri comuni dell’Ambito».
«Inoltre, è importante ricordare che la mancata attivazione delle progettazioni europee ha determinato la perdita di ingenti risorse ed alimentato una guerra tra poveri, tra ultimi e penultimi, tra italiani e migranti. Allo stesso modo, si ripropone la questione dei fondi regionali esauriti per le aziende in convenzione: per cui analisi e visite da inizio settembre sono a pagamento per tante persone – anziani in particolare – che hanno urgenza e non posso attendere i tempi spesso biblici del sistema sanitaria pubblico. A tutto questo va posto rimedio, con azioni mirate – e se necessario con provvedimenti disciplinari nei confronti di coloro che non svolgono i propri compiti come dovrebbero, individuando criticità e colpevoli e a norma di legge e contratto sanzionarli– cercando di far fronte a problemi che altrimenti continueranno a generare drammi e disuguaglianze sociali, ma anche clientele e nepotismi».
«Per questo – conclude il segretario generale della Cgil irpina – chiediamo una puntuale e approfondita verifica sulle responsabilità oggettive e soggettive, perché se perpetuati simili comportamenti potrebbero inficiare l’utilizzo di tante risorse pubbliche a scapito delle famiglie e delle migliaia di persone bisognose».