Che cos’è comunismo o socialismo? Dacché, se il socialismo non si snatura riducendosi a una risciacquatura pseudo riformista, la differenza tra loro è lieve, pur se formulata, cogliendone gli intimi nessi, con il rigore analitico-argomentativo della “Critica del Programma di Gotha” che Marx scrisse in vista del Congresso di unificazione del Partito socialdemocratico tedesco di ispirazione marxista e dall’Associazione operaia tedesca, fondata da Ferdinand Lassalle, che si tenne a Gotha dal 22 al 27 maggio 1871. In precedenza, in una lettera a Ruge del 1843, pubblicata negli “Annali franco-tedeschi”, Marx aveva visto nel comunismo qualcosa di quasi utopico-metafisico, storico-destinale, definendolo “il sogno di una cosa che il mondo possiede” e che, grazie alla rivoluzione della classe operaia contro il capitalismo e la borghesia, si traduce nella società senza classi, senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo e della natura fino a usarle un’intollerabile violenza – “la società dei liberi e uguali”. E nell’”Ideologia tedesca” aveva persino vagheggiato un uomo, dotato di una libertà così forte e libera da poter essere di giorno contadino o cacciatore e di sera filosofo in un mondo che andava realizzando “la naturalizzazione dell’uomo e l’umanizzazione della natura”. Cosa, questa, cara a Ernst Bloch, l’ebreo marxista, ateo e cristiano insieme,. che le interpreta in termini escatologico-teologici come l’avvento del Dio della “Bibbia pauperum” e della predicazione di Gesù, il Dio che risorge dal Sepolcro o torna sulla Terra e dice: “Io faccio nuove tutte le cose”.
Che n’è rimasto di tutto questo dopo che il Crollo del Muro (1989) e dell’URSS (1991) sembrano aver sepolto sotto le loro macerie la Rivoluzione d’Ottobre, di cui Lenin fu il demiurgo, riducendo il materialismo storico-dialettico a macerialismo fuori della storia? Sicché dispare anche quell’isola, Utopia, il luogo ideale come non luogo che nega la validità di tutti i luoghi storici, in cui Thomas More aveva collocato la società comunista prima di andare al patibolo come martire cristiano, per essere poi fatto santo dalla Chiesa cattolica e vedersi, ancora in seguito, eretta una statua nella Mosca comunista.
Sono domande a cui solo Marx saprebbe rispondere, concordando noi con Engels che diceva. “Marx era un genio, noialtri avevamo del talento”. Ma, comunque, ad esse non ci si può sottrarre. Che cosa ha da dire il comunismo in un mondo in cui gli umanitari e i buoni sarebbero i padroni e i sodali del capitalismo finanziario; in un mondo organizzato in modo che vada, con i milioni di morti della peste del Covid, verso la catastrofe ecologica e della civiltà? Intanto si consuma la strage degli innocenti nella tragedia ucraina, cioè la guerra del gas e delle risorse energetiche russe, qual è diventata per gli imperialisti, mentre gli ucraini combattono per la libertà, la folle avventura militare di Putin. Intanto ancora l’onda nera del fascismo investe la Francia dei Lumi con gli otto milioni di voti di Marine Le Pen, avendo già preso tanta Europa.
Ci saranno politici che porteranno la coscienza del cambiamento tra le masse alienate e tra i poveri, come ai tempi di Lenin? O bisogna credere nella spontaneità creativa delle classi lavoratrici, come teorizzava Rosa Luxemburg? Non so. Ma chi non cede a una “polis” fatta, direbbe Vico, dalla “feccia di Romolo” e abita con la mente nella Repubblica di Platone, deve battersi per la “salus mundi” e delle idealità che ne sono a fondamento. Oggi, comunismo o socialismo vogliono dire tornare a essere-di-casa nello spaesamento del mondo.
di Luigi Anzalone