Corriere dell'Irpinia

Chiesa “ospedale da campo”

 

A chi ritiene che il messaggio del rivoluzionario umanesimo sociale di Papa Francesco – sul piano delle concrete azioni operative – non varca i confini del Vaticano, viene fornita una risposta eloquente dal cardinale Sepe che ha organizzato a Napoli per l’8 e il 9 febbraio una grande convegno sul lavoro e i giovani. L’iniziativa vedrà riuniti a Napoli oltre cento vescovi delle cinque regioni del Sud (Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia) più la Sardegna. L’evento s’inserisce nel percorso normale della settimana sociale sul tema del lavoro che si terrà a Cagliari nell’ottobre di questo anno. Il nucleo tematico del Convegno "Chiesa e Lavoro: quale futuro per i giovani del Sud?" sarà dibattuto dal Presidente della CEI, cardinale Bagnasco, dal Ministro per il Mezzogiorno De Vincenti, dal presidente della Regione Campania De Luca e da un economista di chiara fama come il professor Becchetti. In un momento di sempre più evidente vuoto della politica, e per la scarsa capacità culturale dei suoi rappresentanti e per la sfiducia totale dei cittadini non più disposti ad ascoltare vuote promesse, è urgente una visione progettuale concreta, condivisa e sostenibile. A fronte di questo preoccupante quadro socio-economico si muove la Chiesa con i propri vescovi, con la propria rete di iniziative concrete, con il proprio laicato associato che da anni offre un esempio concreto e significativo di volontariato sul fronte delle emergenze quotidiane vecchie e nuove, materiali ed immateriali. Non è solo la Magistratura, allora, che colmail vuoto della politica,maè anche la Chiesa che, finalmente parla, analizza e propone percorsi concreti nell’alveo della sua dottrina sociale che ha svolto sempre una mirabile azione di formazione e di proposta. Il tema del lavoro, profondamente legato alla condizione giovanile, costituisce, oggi più che mai, il terreno di impegno dei cristiani delle nostre parrocchie, probabilmente l’ultimo presidio di aggregazione e condivisione di un tessuto sociale sfilacciato che non si configura più come una comunità di persone capaci di coltivare permanentemente l’indispensabile connettivo della solidarietà. Più che discorsi o iniziative di stampo teologico, pur sempre rispettabili, oggi la comunità ha bisogno di percorsi tematici e progettuali di natura economico – sociale, resi impellenti da una lunga crisi, ancora senza barlume di luce per alimentare protagonismo e speranza. Il nuovo umanesimo sociale di Papa Francesco – pur senza rinnegare di una virgola i capisaldi dottrinari del cristianesimo – si concreta in questa urgente azione di accompagnamento del popolo di Dio sofferente. In tal senso il compito dei parroci, dei Vescovi e dei laici cristiani associati è nel solco impegnativo di questo percorso e non nei troppi silenzi prudenziali nei confronti della democrazia rappresentativa a tutti i livelli, silenzi che hanno deleteriamente caratterizzato non poche realtà ecclesiali, soprattutto nel nostro Mezzogiorno. Ma non sono più tempi di accuse o di stantie analisi sul passato, oggi abbiamo tutti il dovere di recuperare in concreto lo spirito di cittadinanza attiva sempre declinato ma mai sufficientemente utilizzato nel quadro di uno sforzo condiviso e finalizzato. Partiamo, dunque, dalla consapevolezza che tutti, la Chiesa in prima fila, dobbiamo superare i tradizionali confini di compiti e responsabilità già fagocitati dalle emergenze sociali attuali. Il prossimo convegno partenopeo, pertanto, sarà una tappa significativa – percorsa proprio qui nel Mezzogiorno spesso visto come il vaso di Pandora di tutti i mali sociali del nostro Paese – per delineare e costruire quella Chiesa "ospedale da campo" tanto cara a Papa Francesco.
edito dal Quotidiano del Sud

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