Chiuso il centro d’ascolto Zaccheo, l’amarezza di Mele: nessun preavviso, l’emergenza povertà interessa a pochi

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“Avevamo chiesto un po’ di tempo in più per trasferirci. Nessuno si aspettava questa chiusura”. Non nasconde la propria amarezza Carlo Mele, già direttore della Caritas diocesana, all’indomani della chiusura del Centro di ascolto “Zaccheo” di Corso Europa, ad Avellino. Sono stati i volontari a trovare questa mattina catena e lucchetto davanti all’ingresso della struttura. “Nessuno ci ha dato un preavviso”, spiega Mele. “Dieci giorni fa abbiamo ricevuto la comunicazione dell’Asl nella quale ci veniva chiesto di liberare i locali entro sette giorni. Abbiamo garantito che lo avremmo fatto ma abbiamo spiegato che avremmo avuto bisogno di più tempo per organizzare il trasferimento”.

Mele pone l’accento sull’impossibilità di dare “spiegazioni alle famiglie che vengono qui a chiedere aiuto. Dovrebbero rivolgersi all’Asl per avere risposte. Ci era stato semplicemente fatto presente che avremmo dovuto liberare gli spazi perchè il Centro Alzheimer, ospitato negli spazi attigui, aveva bisogno di una via di fuga ma è anche vero che non chiudiamo mai la porta a chiave. Quindi la via di fuga c’è”. Ribadisce che “non si possono prendere  iniziative di punto in bianco, c’è bisogno di una maggiore comunicazione tra la diocesi e l’Asl”.

Mele chiarisce come il Centro di ascolto “Zaccheo”, attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30, è una risorsa per la comunità, “un punto di riferimento essenziale per le persone che vivono difficoltà economiche, sociali e psicologiche grazie alla disponibilità dei volontari: “L’unica risposta che mi sono dato è che i poveri non sono al centro della città. L’amarezza è nell’aver lasciato sole tante persone”.