Civismo, vera virtù da coltivare

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Una politica degna anche in un paese scosso da tensioni e divisioni che deve riacquistare fiducia. Si è mosso lungo questo filo il messaggio di fine anno del Capo dello Stato. Fiducia in un paese – ha detto Mattarella – che per geografia e storia è posto come uno dei punti di incontro dell’Europa con civiltà e culture di altre continenti. Un invito ad aprirsi a non chiudersi e ad avere fiducia in un’Italia silenziosa che non ha mai smesso di darsi da fare. Un Paese migliore rispetto a chi fa politica, a chi ci governa e a chi fa opposizione.  L’instabilità è il tratto dominante che ha caratterizzato non solo il 2019 ma tutti questi ultimi anni. Negli altri Paesi si va al voto come è accaduto in Grecia o in Spagna qui da noi si passa da un governo populista e sovranista ad uno più marcatamente di centrosinistra senza passare dalle urne. Le parole di Mattarella dunque si inseriscono in un quadro politico contraddistinto da fragilità e debolezza.  I partiti sono sempre più soggetti in crisi di credibilità. Se pensiamo che la maggior forza politica italiana, la Lega, ha celebrato un congresso in una mattinata e il suo leader Matteo Salvini ha deciso di cambiare nome e ragione sociale del movimento senza un vero dibattito interno.  Il partito di massa non esiste più sostituito da un leaderismo accettato supinamente. Berlusconi che è stato l’artefice di questa nuova forma organizzativa è stato ampiamente superato e il modello personalistico è incarnato da “Lega per Salvini premier” un unicum nelle democrazie europee.  Non c’è una soluzione per invertire questa tendenza e per ridare nuova linfa ai partiti ma una possibile ripartenza la si può ritrovare proprio nelle parole del Capo dello Stato che ha invitato ad avere fiducia nei giovani che sono proiettati verso il futuro e senza nostalgia del passato.  E dunque alle nuove generazioni che occorre guardare perché come ha scritto Massimo Giannini su Repubblica “il 2020 è terra incognita ma intanto un pezzo di paese su questa terra si è già mosso e si sta muovendo, senza aspettare il Palazzo Romano. Prima di tutto le “sardine” che hanno riempito le piazze per raccontare un’altra storia rispetto a quella di Salvini e Meloni, per chiedere più giustizia sociale e meno demagogia. Una rivolta popolare e non populista, spontanea e pacifica che non ha precedenti negli ultimi decenni e poi ci sono milioni di giovani di Fridayforfuture scesi in strada tutti i venerdì da tre mesi richiamati dal fischio di un pettirosso da combattimento di nome Greta che si batte per un pianeta diverso”. Questa distanza che si è creata tra chi fa politica senza passione e chi invece partecipa in nome della passione è il primo obiettivo da affrontare e colmare. Mattarella guardando alla navicella spaziale di Palmisano ci ha fatto comprendere quanto siano incomprensibili e dissennate le inimicizie e le contrapposizioni. Il 2020 chiude un ventennio caratterizzato da una lunghissima crisi economica che ha scavato profonde inquietudini e incertezze. In questo tempo che è cambiato davanti a noi c’è chi ha battuto il tasto della paura per accrescere consensi. E’ avvenuto in Italia e in molti altri Paesi. La democrazia è più fragile ma proprio Mattarella ci offre come ricetta quella del civismo, come virtù da coltivare insieme nel rispetto delle esigenze degli altri e della cosa pubblica per arginare aggressività, prepotenze, meschinità e lacerazioni delle regole della convivenza. Il rancore senza proposta ha ridotto la politica ad insignificanza. Il declamare le promesse come soluzioni ci ha portato ad una inevitabile sfiducia. Per ricostruire un tessuto slabbrato è ora di cambiare sarto.

di Andrea Covotta