Convenzione di Ginevra e diritto

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La priorità dei grandi canali della comunicazione data all’attuale crisi di governo e allo stantio mantra di Salvini delle chiusure dei porti italiani per la Open Arms, ha collocato nel secondo piano dell’informazione il 70° della Convenzione di Ginevra. Difatti la quarta convenzione venne votata e firmata nella sede centrale europea dell’ONU (Ginevra) il 12-08-1949, esattamente settant’anni fa. Tale importante convenzione fu firmata dai plenipotenziari dei 59 governi allora aderenti, al termine di una lunga conferenza diplomatica iniziata il 21i Aprile dello stesso anno. Al centro della storica azione di tutela umana e sociale ci sono le persone provenienti dalle zone di guerra, senza discriminazione di razza, colore della pelle, religione, sesso o appartenenza ad una classe sociale. Successivamente ci furono tre distinti trattati che nel loro complesso costituiscono il cosiddetto “diritto di Ginevra” riguardanti anche le persone che non partecipano direttamente alla guerra o che siano state dichiarate “fuori combattimento” dalle forze nemiche. Una significativa ampiezza di tutela, quindi, prevista nei ben 159 articoli della Convenzione che non offre minimi spazi interpretativi circa le ricorrenti tentazioni di limitare i fondamentali diritti della persona. Attualmente cono 25 milioni che fuggono dalle guerre, titolari dello status di “rifugiato” a cui si aggiungano i 3,5 milioni di migranti che hanno ottenuto una protezione internazionale ancora in attesa di riscontro della richiesta di asilo. il paese che conta il maggior numero di rifugiati è la Siria con circa 7 milioni in fuga dalle loro case e dalla terra di origine. Le sconcertanti vicende della politica migratoria italiana degli ultimi tempi dimostrano la totale ignoranza dei principi umanitari di Ginevra e la colpevole incapacità di misurarsi con un fenomeno epocale di enormi dimensioni che va affrontato con una perseverante è lucida azione di concertazione con i paesi europei. Si tratta di una inaccettabile e stupida perdita o assenza di legami nel tempo e nel tessuto sociopolitico europeo e globale. La recisione dei vincoli comunitari non configura nessuna ipotesi di futuro e di fondata speranza per le nuove generazioni e conduce all’imbarbarimento totale, civile, umano e giuridico che non apparatine alla storia e all’umanesimo italiano ed europeo. Chi ha cavalcato cinicamente la somatizzazione della paura e la sterile chiusura del perimetro mentale delle proprie convenienze personali e collettive non solo è fuori dalla storia ma è destinato ad essere definitivamente escluso dal necessario e permanente processo di integrazione per la costruzione concreta del bene comune. E’ fondamentale, pertanto, soprattutto per noi italiani che abbiamo avuto nei nostri nonni una comunità prevalente di migranti, non dimenticare che le necessarie risorse ed il prezioso scambio di esperienze e di sforzi hanno trovato nell’emigrazione un terreno fertile per costruire migliori condizioni di vita, a partire da una scolarità di eccellenza da tutti apprezzata a riconosciuta. Il 70° anniversario della convenzione di Ginevra ha offerto a papa Francesco l’occasione da non perdere per ricordare che “tutti sono tenuti ad osservare i limiti imposti dal diritto internazionale umanitario proteggendo le popolazioni inermi e le strutture civili, soprattutto ospedali, scuole, luoghi di culto, campi profughi. E’ auspicabile, frattanto, che il nuovo governo fuori dal tunnel delle barbarie e della demagogia restituisca all’Italia la dignità ed il ruolo di una grande nazione in cammino sui grandi percorsi di civiltà e di sviluppo europei e globali

di Gerardo Salvatore