Così muore la città

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Vivo in una triste città della Campania, in cui, con un pretesto davvero patetico, è stato vietato da un’ordinanza del sindaco Gianluca Festa lo svolgimento del mercato bisettimanale, istituito nel seicento dalla principessa Maria De Cardona, Signora di Avellino. Sull’area dell’ex mercato è stato deciso che stazioneranno i pullman dell’Air, trasferiti quindi dallo storico capolinea di piazza Macello, in attesa che si completi l’autostazione, la cui costruzione è in iter da oltre venti anni.
A farne le spese saranno gli utenti del trasporto pubblico irpino, gli abitanti del quartiere e non solo. Ora dovete sapere che il mercato è un luogo dove si va non tanto per comprare ma per svagarsi, come spesso ho sentito dire dalle signore ai banchi dei vestiti, per il bisogno di “sbariare “con la testa. Al mercato si incontra sempre qualcuno che fa piacere rivedere, si chiacchiera, si cerca insieme qualcosa, un maglione, una gonna, una pentola, un paio di scarpe, ci si confronta sul prezzo, si fa “o pari e o spari “, si lascia, si compra, si litiga sul prezzo. Di solito si va con un’amica con cui, a spese concluse, si resta a prendere un caffè per continuare a chiacchierare e commentare gli acquisti. Ho trascorso in questo modo molte mattine dei miei sabati, cercando di vivere il buono di quell’occasione. Bene tutto questo è finito, inspiegabilmente e all’improvviso. La scusa addotta dal Sindaco è che molti dei 300 espositori non abbiano pagato la Tarsu. Egli altri? Quelli che stanno in regola perché devono essere penalizzati? La delibera municipale parla anche di gravi carenze igienico sanitarie nell’ambito del mercato. Ma in questi casi si cerca e ci si sforza di trovare un rimedio. Non si applica certo la legge del taglione! Quanta economia gira intorno ad un mercato! Quanta vita, quanta gioia! Il mercato è stato e resta la motivazione principale della nascita di una città. Cosa sarebbe stata Venezia, Amsterdam, Londra e Roma, tanto per fare un esempio, senza i loro traffici? Questo il nostro primo cittadino, che sorride sempre cercando così di comunicare il suo vuoto ottimismo, forse lo ignora. Ci saranno sicuramente altre ragioni che il sindaco non mani-Festa! Intanto il mercato è stato chiuso fino a data “da destinarsi.” Il destinarsi si riferisce al completamento dei lavori di ripristino e adeguamento di un’area poco lontana dal mercato, dai tempi del terremoto detta “Campo Genova”, che dovrebbe in caso di eventi calamitosi, essere punto di raccolta in sicurezza dei cittadini e che nelle scelte scellerate del nostro sarebbe da adibire a “mercato”. Sembra di assistere al gioco dell’oca, in cui i dadi, e non la strategia, decidono gli spostamenti delle pedine! Una città senza mercato è una città morta. Può un sindaco prendere una decisione così vitale senza confrontarsi con gli ambulanti? Possibile che non si può impugnare questa ordinanza? Ho letto stamattina sul Mattino che i rappresentanti della categoria faranno ricorso al Tar. Questo per dire che il problema della gestione della città resta un problema affidato a soggetti terzi, giudici amministrativi o commissari straordinari, e non certo a chi ha ricevuto la fiducia del voto popolare. Avellino è diventata da qualche tempo una città misera, non solo economicamente, di risorse e di occasioni, senza un progetto che non sia quello del buttare polvere negli occhi dei cittadini, alcuni dei quali ormai ciechi del tutto. Ha bisogno di cura, questa città, di energia positiva, di idee chiare e moderne, di conservare i luoghi con le loro funzioni. Di recuperare quello che sembra dimenticato e inservibile. Ma la tristezza che cola dalle facciate delle opere incompiute, dalle strade piene di fossi, dalle aree abbandonate no, non facciamola aumentare. Di tristezza ci basta quella con cui conviviamo già da troppi anni.

di Emilia Cirillo