Covid e Regioni, che disastri

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Troppe le disfunzioni, le contraddizioni, le ingiuste e  insopportabili disuguaglianze fra i cittadini, soprattutto i più anziani e fragili, messe in evidenza dalla disordinata  gestione da parte delle Regioni della emergenza–Covid. Insomma, un’altra tragica performance del nostro regionalismo, sbilenco e populista. Insopportabili discriminazioni e indebiti privilegi!   In barba al fondamentale art. 3 della Costituzione, che stabilisce l’uguaglianza di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione. Solo un uomo notoriamente fantasioso come il governatore campano De Luca ha potuto sostenere che “se non ci fossero state le Regioni e avessimo avuto solo lo Stato centrale con il livello di efficienza mostrato, saremmo andati al disastro”. Eppure, abbiamo visto, in questi mesi, cose “che noi umani non avremmo potuto immaginare!”. Disastri nelle Rsa lombarde, con tanti anziani contagiati dall’arrivo di pazienti-covid provenienti da altre strutture. I reparti-Covid aggiuntivi in Campania, con respiratori in numero assai minore rispetto ai posti dichiarati (perciò inutilizzabili). Il piagnisteo dei governatori del centro-destra che cianciavano di imprudenti aperture di negozi e locali mentre i dati peggioravano. La Lombardia in zona rossa per i dati sbagliati inviati a Roma dalla stessa regione. I numerosi scandali della sanità calabrese, comel’assenza di una contabilità degna di questo nome nella spesa di miliardi. E da ultimo l’abbellimento dei dati orchestrato a livello di assessorato alla sanità. Fino alla precipitosa rimozione del Cda della partecipata lombarda “Aria”, incapace di organizzare un efficiente servizio di prenotazioni per vaccinarsi! Per non parlare dei criteri, spesso diversissimi tra una regione e l’altra, per poter effettuare dei tamponi e, dopo, i vaccini. Una babele, di cui a pagare le spese sono stati e sono le categorie più fragili, più esposte e meno abbienti!    Un sistema divenuto, nel tempo, una sommatoria di piccole repubbliche che vanno ciascuna per conto proprio. Ansiose di rivendicare e gestire autonomie e potere da esercitare. Ma sempre pronte a ricorrere a mamma-Stato quando ci sono problemi, perché sborsi quattrini!    L’attuazione delle regioni segnò un’intera epoca politica, perché sembrava aprire nuovi orizzonti. Di partecipazione politica dei cittadini. Di avvicinamento del potere agli elettori. Di efficienza della spesa pubblica. Purtroppo, a distanza di cinquanta anni, il bilancio appare desolante. Le regioni che lamentavano uno Stato accentratore e dissipatore sono ricadute negli stessi errori neo-centralisti. Aggravati dalla riforma costituzionale del titolo V della Costituzione del 2001 voluta dal centro-sinistra . Essa, nel tentativo di arginare le spinte leghiste, ha demandato in molte materie consistenti poteri alle regioni. Tra cui una malintesa organizzazione sanitaria. Che, realizzata all’italiana, vede oggi una ventina di modelli di sanità regionale. Ad es. il lombardo, accentrato su strutture di eccellenza (spesso private) e sul colpevole abbandono della medicina territoriale. Il modello veneto, viceversa, fondato sulla medicina di prossimità. Quello campano, illusoriamente fondato su presidi di eccellenza urbani. E su  tagli feroci alle  strutture ospedaliere territoriali e ai posti di lavoro per medici e altro personale. A scapito dei tanti territori montani e collinari.  Per la gravità delle conseguenze di alcune scelte scellerate, la salute delle popolazioni collinari e montane è ormai a rischio. Esse, quando andranno alle urne,  farebbero bene a ricordarsi dei concreti torti subiti. E perciò a punire volta a volta i partiti e i politici autori di certe nefaste decisioni! Ormai la frontiera dei diritti e dei beni si va spostando, mettendone in discussione alcuni , come l’acqua pubblica, la salute, l’uguaglianza nelle prestazioni sanitarie, ecc.

In presenza di una situazione che si traduce in una beffa per l’uguaglianza dei cittadini, lo stesso governo Draghi farebbe bene – fin da ora – ad avviare concrete iniziative legislative per riassegnare allo Stato quelle competenze nel campo della salute che assicurino a tutti gli italiani, dovunque residenti, gli stessi diritti !

di Erio Matteo