Da Daniela a Filomena e Rodolfo, storie di libertà e coraggio in Biblioteca

Falanga: ma la strada contro le discriminazioni è ancora lunga

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Sono storie di coraggio e libertà quelle consegnate da Apple Pie, in occasione della “Biblioteca umana”, il format culturale di origini danesi, portato per la prima volta in Irpinia da Apple Pie, durante il quale i libri vengono sostituiti metaforicamente dalle persone.  E’ la Biblioteca di Avellino ad accogliere il confronto con uomini e donne che hanno fatto della lotta contro ogni forma di violenza la cifra distintiva della propria identità.

Donne come Daniela Lourdes Falanga nata in un corpo di ragazzo, con il nome di Raffaele, figlio primogenito di una famiglia affiliata alla camorra. Oggi Daniela è un’attivista di Arcigay Napoli, pronta a sfidare la criminalità organizzata e si batte per i diritti della comunità LGBTQ+. E’ Daniela a spiegare la sua graduale presa di coscienza in una famiglia legata al mondo della camorra in cui la distinzione tra l’universo maschile e femminile era netta “Ho capito presto di essere differente dagli altri bambini, facevo amicizia più facilmente con le bambine, mi riconoscevo nelle storie di eroine, il mio immaginario era quello di una ragazza. Ho dovuto fare i conti con episodi di bullismo alle superiori, mi etichettavano in tutti i modi. Poi, ho scoperto personaggi come Eva Robins e ho capito che attraverso l’operazione avrei potuto diventare una donna a tutti gli effetti. Così ho cominciato a cercare le cliniche dove era possibile sottoporsi a quel tipo di intervento. Un po’ alla volta ho capito che dovevo far trionfare la vita, ho preso le distanze dalla famiglia di mio padre e ho cominciato a lavorare, non volevo prostituirmi ma il mondo del lavoto tagliava fuori l’universo trans. Ho fatto tanti sacrifici per andare avanti ma alla fine ho scoperto l’orgoglio di essere trans e sono diventata portavoce di questo orgoglio. Tuttavia, non possiamo fermarci, dobbiamo continuare a cambiare il mondo, ancora troppe sono le discriminazioni con cui dobbiamo fare i conti, dobbiamo costruire una società che possa abbracciare tutti”

O ancora testimonianze come quella di Filomena Lamberti, sopravvissuta a trent’anni di violenze da parte dell’ex marito. L’uomo, nel 2012, arrivò a gettarle addosso dell’acido mentre dormiva, sfigurandole il volto. “Qualche giorno prima – spiega Filomena – aveva deciso di lasciare suo marito e si è vendicato versandomi dell’acido”. Non nasconde la sua amarezza Filomena “ha patteggiato 18 mesi di reclusione per lesioni personali e oggi è libero, quella che è stata un’ulteriore violenza dalla burocrazia italiana. Quando ho saputo della sentenza ero ancora in ospedale- racconta Filomena- sono stata il primo caso di donna acidata in Italia. Non sono stata mai vista, né ascoltata da nessuno, nemmeno aall’avvocata da me nominata“. Spiega come “Non conoscevo l’associazione Spazio Donna, il centro antiviolenza, non facevo vita sociale, ero molto sola e  questo mi ha reso più debole. Ho sopportato per anni ma poi ho trovato il coraggio di dire basta. Ecco perchè porto la mia testimonianza nelle scuole perchè le donne vittime di violenza abbiano il coraggio di denunciare e sappiano di non essere sole”. Condanna l’indifferenza contro ogni forma di violenza “Dobbiamo contrastarla in ogni modo”

Sono, invece, Mimmo Limongiello, vicepresidente Anpi e Roberto Picariello a raccontare la storia del partigiano Rodolfo De Rosa, protagonista della Resistenza e delle lotte per la libertà e per l’antifascismo lungo tutta la metà del secolo scorso.  “Era un ragazzino – racconta Limongiello – quando finì in carcere insieme a personaggi come Camillo Marino, Federico Biondi, Antonio Maccanico per l’attività di sabotaggio contro il regime. Il carcere si trasformò in una scuola politica. Fu poi il direttore del carcere Santangelo a liberarli, dopo aver ricevuto l’ordine di consegnare i prigionieri ai tedeschi. Rodolfo e gli altri prigionieri andarono incontro agli americani e furono immediatamente arruolati nel reparto rifornimento carburanti. Nell’immediato dopoguerra  continuò l’attività politica nelle file del PCI, ricoprendo per anni anche l’incarico di segretario provinciale della Federazione Giovanile. Fu un protagonista delle lotte agrarie, e sempre in prima linea nella difesa dei diritti costituzionali, al fianco di Enrico Berlinguer, Pietro Ingrao, Giorgio Napolitano, suoi amici personali. Autentico galantuomo, partigiano per sempre, è stato per l’ANPI un esempio ed un punto di riferimento costante ed indimenticabile.”

A raccontarsi anche genitori, parenti e amici di ragazzi omosessuali e trans hanno dato vita a un’associazione al fine di sostenere i loro cari nelle lotte per i diritti civili, Agedo, tante le storie consegnate, tra paura, pregiudizi superati e coraggio di accogliere la diversità dei figli.