Da “Sud” a “la Voce”, Dante Troisi e il giornalismo culturale

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Il giudice-scrittore irpino fu una firma importante delle maggiori riviste italiane

 

La vocazione giornalistica di Dante Troisi, il magistrato-scrittore irpino (era nativo di Tufo) autore del Diario di un giudice, si concretizzò già nell’immediato dopoguerra nella collaborazione ai due periodici più prestigiosi e innovativi – e di chiara tendenza laica e progressista – che si pubblicavano in quegli anni a Napoli: “Sud”, diretto da Pasquale Prunas, con un parterre di collaboratori che andava da Antonio Ghirelli ad Anna Maria Ortese, da Ennio Mastrostefano a Raffaele La Capria, rivista elegante e d’avanguardia a cui Troisi affidò alcuni reportage dall’Italia meridionale e i ricordi d’America (dove lo scrittore aveva vissuto la condizione di prigioniero di guerra); e “La Voce”, quotidiano e poi settimanale, promosso dai partiti della sinistra, il P.C.I. ed il P.S.I., e dai suoi più autorevoli dirigenti nel Mezzogiorno (Giorgio Amendola e Mario Alicata per i comunisti, Francesco De Martino per i socialisti), avvalendosi anche della collaborazione di alcuni fra i maggiori narratori dell’Italia meridionale, fra i quali Alfonso Gatto, Carlo Bernari, Luigi Compagnone, Luigi Incoronato.
La collaborazione a “La Voce” da parte di Dante Troisi era il frutto non solo della sua nuova scelta di campo politica e ideologica ma anche, come dimostrano gli studi di Raffaele La Sala, di una “sua precocissima passione per il giornalismo, esercitata – come tutti a “Vallea”, quelli della sua generazione, e di quelle precedenti e successive – sulle pagine del “Corriere dell’Irpinia”, il più prestigioso ed autorevole settimanale della provincia”. Lo stesso al quale aveva affidato i suoi primi interventi giornalistici – al tempo stesso ingenui e sconcertanti, per le dottrine nazionaliste e razziste delle quali era imbevuta gran parte della sua generazione – e sul quale pubblicò, a guerra in corso, il suo primo racconto, nel numero del 22 novembre 1941.
Scrive La Sala: “E’ proprio sul “Corriere dell’Irpinia”, al quale già collaborava il fratello Michele, che esordisce il ‘giornalista’, prima, e poi lo ‘scrittore’ Troisi: una esperienza precocissima”.
Il primo, e unico, racconto di Troisi sul settimanale avellinese è una memoria di guerra, una autentica e realistica pagina di diario, che il giornale intitolò Il mio tenente, e nel quale si possono ravvisare in nuce alcuni dei temi e delle situazione che saranno ripresi, in maniera più organica e compiuta, nelle prime opere narrative di Troisi: L’ulivo nella sabbia e, soprattutto, Le voci di Sidaien.
La vocazione per il giornalismo culturale si manifestò persino nel periodo della prigionia in Texas, quando Troisi diede vita, insieme a Berto e a Tumiati, ad un giornalino manoscritto, “Argomenti”.
Un’esperienza che, quasi mezzo secolo dopo, il 13 maggio 1991, Tumiati ha rievocato in occasione della giornata di studi dedicata a Dante Troisi dall’Amministrazione Provinciale di Avellino, i cui atti sono stati pubblicati in un prezioso volume monografico della rivista letteraria trimestrale “Riscontri”, edita ad Avellino e diretta da Mario Gabriele Giordano: “Troisi e Fioravanti, disegnatore ferrarese sensibilissimo, dedicarono ogni sforzo – ricorda Tumiati –  alla fondazione e alla redazione di una rivista letteraria: “Argomenti”. Naturalmente in un’unica copia che raccoglieva racconti, meditazioni, poesie scritti da prigionieri e trascritti in splendida calligrafia da altri prigionieri che si dilettavano nel mestiere di amanuensi. Alla fine, debitamente rilegata, “Argomenti”, al pari di altre riviste di diverso tenore, girava di baracca in baracca, attentissimi tutti a non sgualcirne i fogli durante la lettura”.
Da quel momento giornalismo culturale e narrativa conviveranno e si alimenteranno a vicenda nell’opera di Dante Troisi, che dopo l’esperienza a “La Voce” ed il trasferimento in Lombardia, prima, e a Cassino, poi, collaborò per circa due decenni ad alcune delle più diffuse ed autorevoli riviste culturali italiane: “Il Mondo”, “Il Ponte”, “Tempo presente”.
Grazie alla collaborazione, pur breve, con il giornale napoletano diretto da Alicata, Dante Troisi ebbe modo di entrare in contatto con gli ambienti giornalistici e letterari più avanzati e cosmopoliti del Mezzogiorno e d’Italia e di inserirsi nel dibattito politico-culturale nazionale.
L’ulteriore salto di qualità avvenne agli inizi degli anni Cinquanta, con la collaborazione ad uno dei settimanali più prestigiosi nel panorama giornalistico italiano, “Il Mondo”, diretto da Mario Pannunzio, dove, come ricorda lo scrittore Giuseppe Neri, “presero ad apparire con regolare frequenza i suoi scritti: racconti, riflessioni, asciutte note di diario, nelle quali incominciò ad analizzare, con inquietante lucidità, la sua condizione di magistrato”.
Fu proprio la collaborazione regolare a “Il Mondo” (che in quegli anni riservava una particolare attenzione anche alle voci poetiche e narrative più originali e coraggiose del Mezzogiorno, come il poeta-sindaco di Tricarico Rocco Scotellaro) a consentire a Troisi di farsi notare nel mondo editoriale italiano, tanto che dai suoi interventi sul settimanale di Pannunzio prese corpo, nel 1955, il suo primo e più celebre romanzo: Diario di un giudice.
Contemporaneamente a “Il Mondo” Troisi collaborò alla rivista fiorentina “Il Ponte”, mensile di politica e letteratura diretto da Piero Calamandrei, che nel corso degli anni Cinquanta raggiunse notevoli livelli di diffusione e prestigio, avvalendosi dei contributi di alcuni tra i più illustri intellettuali (storici, filosofi, critici letterari e teatrali) dell’area laica e socialista, da Giorgio Spini a Enzo Enriques Agnoletti, da Gaetano Arfè a Riccardo Bauer, da Paolo Alatri a Enzo Collotti.
Sempre a Firenze, Troisi entrò in contatto anche con il comitato editoriale di un’altra antica e prestigiosa rivista, “Nuova Antologia”, sulla quale pubblicò interventi e racconti.
Costante e significativa si rivelò, soprattutto, la collaborazione di Troisi alla rivista “Tempo presente”, fondata e diretta da Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone.
“Dante Troisi – scrive la studiosa Maria Teresa Giuffrè – ha collaborato a “Tempo presente” sin dal ’56, anno di fondazione della Rivista. Partecipazione parca, la sua, ma costante. La firma dello scrittore ricorre infatti venti volte nelle ventidue annate uscite fino alla sua morte, il 2 gennaio dell’89. Tre articoli di Troisi appartengono all’anno I, il ’56, il sedicesimo è pubblicato sul n.11-12 del ’68, numero di commiato della serie diretta da Silone e Chiaromonte. Dopo la riapertura del periodico, avvenuta nell’80, – Angelo Sabatini -, il suo nome ritorna ancora quattro volte, l’ultima nell’’86”.
Anche su “Tempo presente”, come in precedenza su “Il Mondo”, Troisi pubblica alcuni capitoli e anticipazioni di romanzi successivi. E’ il caso, ad esempio, del primo capitolo di Innocente delitto, pubblicato sulla rivista nel n.5 del 1956 e in volume quattro anni dopo.