Dal fascismo a Berlusconi

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L’autocandidatura di Berlusconi al Quirinale è iniziata con la campagna acquisti dei voti che gli mancherebbero e la grancassa delle sue televisioni e dei giornali e giornalisti, che sono al suo sevizio, ne accompagnano il disegno sotto precise direttive e strategie, come hanno sempre fatto durante il suo regime.

Ma cos’è il berlusconismo? Ha davvero attinenze e connessioni con il fascismo? E ancora: Mussolini e Berlusconi si somigliano? e che ruolo comune hanno giocato nella storia del nostro Paese? Sembrerebbero domande peregrine, ma sarebbe utile per il futuro del nostro Paese se le analisi su questi due accidenti della storia coinvolgessero di più i cittadini. La rivista Micro Omega, nel 2011, ha dedicato a questo problema due volumi e sono stati numerosi libri di analisi socio- politica, non da ultimo, l’interessante saggio:” Berlusconi: analisi di un sistema di potere” di Paul Ginsborg ed Enrica Asquer. Questo il giudizio della scrittrice Dacia Maraini: “Il berlusconismo è la più grande catastrofe culturale del nostro tempo. Forse anche peggio del fascismo, perché più subdolo e sotterraneo, perché seduttivo e apparentemente vincente. Il berlusconismo ha introdotto la cultura del mercato, quella in cui tutto si compra e si vende, dai senatori alle minorenni”.

Mussolini conquistò il potere con la violenza delle sue squadre fasciste e gli assalti alle sezioni socialiste in un post guerra dilaniato dai contrasti e da aspettative deluse da una guerra sanguinosa che aveva lasciato macerie e lutti, favorito da un Re pavido che voleva consolidare la sua Monarchia e invece finì per distruggerla. Instaurò una dittatura ventennale, durante la quale cercò di forgiare l’uomo nuovo. Perse la guerra e fu ucciso dai partigiani. Il suo motto e il suo stile di vita furono improntate alla violenza, al sesso e al potere.

Quando Berlusconi “scese in campo” l’Italia era profondamente cambiata: era un’Italia che si andava sempre più globalizzando. E Berlusconi aveva creato le televisioni commerciali. E se ne servì non solo come strumento di consenso, ma come amplificatore di uno stile di vita e un’etica incarnata nella figura del leader con l’introduzione in politica delle regole del mercato, di temi populisti, del carisma dell’uomo forte, dell’unto del signore, creando il partito azienda, portando in politica i personaggi dello spettacolo, calciatori, veline, cantanti, uomini delle sue aziende, suoi avvocati, il tutto ammantato da un’ideologia anticomunista, antistatalista e antipolitica. Le cause che ne hanno favorito l’ascesa nascono negli anni ottanta con l’esaurimento della guerra fredda, la caduta dei blocchi, il post-sessantottismo, il monopolio delle tv private, il crollo del sistema dei partiti, la corruzione e tangentopoli. Tutto è pronto pe essere colonizzato dal marketing commerciale. Berlusconi intuisce il mondo nuovo che sta sopraggiungendo, il consumismo l’elettore teledipendente e si prepara al grande balzo. Rivoluziona la strategia e la tecnica, chiama il partito azienda “Forza Italia, mutuando il linguaggio del calcio, si esprime con slogan e simboli che tali restano e sono essi stessi l’analisi politica. Si dice portatore di un consenso che gli viene direttamente dal popolo, Snobba e non stima gli intellettuali se non quelli che si si sottomettono per calcolo o furbizia tra i quali anche alcuni ex marxisti come Colletti o Melograni. La cultura non fa più mediazione fra le élite e le masse come nel concetto gramsciano, prevalendo quella dei social e delle televisioni. E’ contro la separazione dei poteri, odia i giudici “solo vincitori di un concorso” come gli statali. La sua non è una dittatura, se non mediale, ma la democrazia ne esce dimezzata dall’ accentramento dei poteri, il parlamento svuotato (riuscì a votare, oltre alle varie leggi ad personam, perfino che la marocchina Ruby fosse la nipote del leader egiziano Mubarak!). Distrusse il Welfare sostituendolo con la teoria del “dono” atto della sua munificenza. E poi ci sono le donne, le minorenni, il bunga bunga le cene “eleganti” di Arcore. Soldi, sesso e potere. Il cerchio con Mussolini si chiude.

Una sua elezione al Quirinale (nuovo Vittoriale?) sarebbe una sciagura che l’Italia non potrebbe sopportare!

di Nino Lanzetta