De Sanctis e il Mezzogiorno

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Il 2017 ci offre una grande occasione di riflessione. Le manifestazioni indette per celebrare il bicentenario di Francesco De Sanctis si collocano nella crisi attuale del Mezzogiorno attraversato dalla riproposizione di mali antichi a cui si aggiungono quelli nuovi. La dimensione della questione morale affrontata dal De Sanctis è ancora centrale come lo è il valore della libertà, bene irrinunciabile nella difesa della propria identità. Volendo ridurre all’osso quella che sarà poi una profezia, l’allora governatore della provincia di Avellino sollecitava le persone a non sentirsi schiave di padroni, né padrini. Quanto questo monito sia ancora di straordinaria attualità lo si evince dal ruolo che le classi dirigenti meridionali esercitano nei territori di appartenenza. D’altra parte l’attualità del suo messaggio si riscontra oggi nella generale condizione di abbandono che connota l’ultima fase della storia meridionale. Dopo gli allarmi-appelli sull’incremento del dualismo Nord-Sud lanciati dalla Svimez di Adriano Giannola e dopo la protesta, quasi tutta meridionale sul Referendum costituzionale che aveva dato l’impressione di una diversa attenzione del governo Renzi verso il Sud, oggi l’effetto notte s’allunga sui problemi del Mezzogiorno. Né appare sufficiente la riscoperta di un apposito ministero per il Mezzogiorno che, almeno sino ad ora, è stato utile solo per occupare appartamenti senza produrre una programmazione né una presenza percepita. Per questo credo che l’occasione storica che offre il bicentenario desanctisiano possa rappresentare uno stimolo a produrre un pensiero capace di invertire la rotta, virando dal meridionalismo assistenzialistico – e a volte accattone – ad un impegno concreto affinché il popolo del Sud “non si senta italiano, ma si consideri italiano”. Ripartire da questo sentire può rendere il Mezzogiorno orgoglioso della propria dignità, soprattutto libero da clientelismo e trasformismo che ne hanno determinato l’attuale sconfitta.

edito dal Quotidiano del Sud

di Gianni Festa