Diecimila comitati per il signorsì

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Il 2 maggio il Presidente del Consiglio ha lanciato la sua sfida politica. Decantando i miracoli della sua riforma della Costituzione ha fatto appello al popolo alla mobilitazione dal basso per affrontare il passaggio cruciale del referendum. Questo è il messaggio: “C’è un’Italia che non si ferma alla rassegnazione, al pessimismo, alla lamentela. C’è un’Italia che dice sì al futuro. Che dice sì al cambiamento. Che dice sì all’ottimismo e al coraggio. Questa Italia, l’Italia che dice sì, è l’Italia che ci porterà a vincere il referendum costituzionale. Vi chiedo una mano. Nei prossimi giorni presenteremo le modalità operative: chiunque potrà contribuire, fondando un comitato, con un minimo di 5-10 persone e un massimo 50. Non vogliamo i supercomitati numerosi, ma una diffusione capillare: in ogni azienda, in ogni realtà sportiva, in ogni comune, in ogni scuola. Che dite, ci aiutate in questa sfida?” In sostanza Renzi propone la costituzione di diecimila comitati popolari per far trionfare la “sua” Costituzione. Quest’appello alla mobilitazione dal basso ed alla creazione di comitati popolari in ogni dove non è un’invenzione di Renzi, si parva licet componere magnis è evidente che si ispira ad un autorevole precedente, analogo ma contrario, lanciato venti anni orsono da uno dei più autorevoli padri costituenti. In una lettera al Sindaco di Bologna, scritta il 15 aprile del 1994 dall’Ospedale di Bazzano dove era ricoverato, don Giuseppe Dossetti chiamava alla mobilitazione dal basso. “Auspico la sollecita promozione a tutti i livelli, dalle minime frazioni alle città, di comitati impegnati e organicamente collegati, per una difesa dei valori fondamentali espressi dalla nostra Costituzione: comitati che dovrebbero essere promossi non solo per riconfermare ideali e dottrine, ma anche per un’azione veramente fattiva e inventivamente graduale, che sperimenti tutti i mezzi possibili, non violenti, ma sempre più energici, rispetto allo scopo che l’emergenza attuale pone categoricamente a tutti gli uomini di coscienza. Si tratta cioè di impedire ad una maggioranza che non ha ricevuto alcun mandato al riguardo, di mutare la nostra Costituzione: si arrogherebbero un compito che solo una nuova Assemblea costituente, programmaticamente eletta per questo, e a sistema proporzionale, potrebbe assolvere come veramente rappresentativa di tutto il nostro popolo. Altrimenti sarebbe un autentico colpo di Stato” . Sulla base dell’appello di Dossetti sorsero in Italia migliaia di Comitati che si sono battuti vittoriosamente nel 2006 per salvare la Costituzione italiana dallo scempio della riforma della c.d. “devolution”. Adesso sono gli uomini del potere che chiamano il popolo a mobilitarsi per far passare una riforma che da più potere ai capi politici e meno diritti di partecipazione ai cittadini, che introduce un Senato putativamente rappresentativo delle istituzioni territoriale nel momento stesso in cui sottrae alle Regioni il governo del territorio. Più che comitati del Si dovrebbero chiamarsi comitati del Signorsì.
edito dal Quotidiano del Sud