Questa pandemia ci sta portando in un nuovo mondo, modificando il nostro modo di essere. Si rincorrono difesa della vita e paura della morte con ritmi impressionanti. Capita di guardarci a volte in cagnesco come se fossimo noi i responsabili di ciò che accade e non quel mostro invisibile che minaccia il nostro futuro. La povertà aumenta. Il disagio sfocia nelle tragedie. Il mestiere di vivere è diventato un’impresa. Il rifugio dei più deboli è la droga il cui consumo è straordinariamente aumentato. L’illusione ammazza le certezze. Il lavoro per molti già mancava: ora è sempre più precario. I bonus concessi dal governo spesso vanno nella direzione sbagliata. Si pensi al bonus vacanza o a quello per l’acquisto dei monopattini. Fumo negli occhi, mentre in tanti aspettano da mesi e mesi l’erogazione della cassa integrazione. La disorganizzazione genera confusione e questa consente fughe in avanti dei tanti addetti ai lavori, soprattutto medici, che hanno un linguaggio tra loro diverso, se non opposto. C’è chi fa terrorismo, chi, invece, offre rassicurazioni sul tempo che verrà. Un solo dato accomuna tutti: scaricare le responsabilità del tempo perduto tra la prima e la seconda fase della pandemia. L’errore c’è stato, ma accusarsi a vicenda non serve a distruggere il male che avanza. Ci vuole ben altro. Occorre disporre di posti letto, di tamponi in quantità necessaria, di medici pronti e preparati, di infermieri che prestino le loro cure anche alla solitudine angosciante dei pazienti ricoverati. Non basta denunciare, occorre agire. Siamo diventati vittime degli algoritmi, e non si considera che essi danno le risposte in base ai dati inseriti. Così i colori della condanna variano a seconda dei risultati matematici non sempre specchio della realtà. Così la questione diventa politica e le proteste attraversano l’intero Paese. Già, la politica. Quello che rimane di essa ha la faccia della vergogna. Con il governo che insegue l’emergenza e s’inventa interventi che più che unire, dividono. Con le Regioni che vogliono dettare leggi invocando un potere autonomo: lo stesso doveva essere esercitato in tempi normali, ma non e’ stato onorato se non con l’esercizio di metodi clientelari che hanno fatto della sanità, dal Nord al Sud, un serbatoio del malaffare. Con le dovute eccezioni, ovviamente. Vediamole le responsabilità di quelle regioni, nate mezzo secolo fa, che oggi vestono gli abiti delle vittime. Ospedali cominciati e mai completati, come testimoniano le numerose inchieste della magistratura che ha scoperto appalti truccati e tangenti pagate; primari promossi nelle segreterie politiche e concorsi fatti ad personam offendendo la competenza e privilegiando il loro apporto in termini di consensi elettorali. Nel ventre molle della sanità si aggiungono necessariamente anche i concorsi fatti per l’assunzione di personale paramedico durante le campagne elettorali. Queste cose, note a tutti, da sempre denunciate, senza che si modificasse l’andazzo non possono consegnare al potere regionale soprattutto il velo della verginità. Se la pandemia ha trovato impreparato il pianeta della salute è anche perchè il business della sanità ha prodotto guasti irreparabili. Essere consapevoli di tutto questo è fondamentale, anche se ora la potenza del virus obbliga i responsabili ad andare oltre. E quell’oltre va ricercato in un nuovo modo di affrontare l’emergenza. E’ urgen – te che le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, a partire dal Parlamento e fino agli Enti locali territoriali, ritrovino unità e coesione, abbandonando le sterili e dannose polemiche che dividono e lacerano. In questa direzione è pregevole il comportamento del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che detta la linea con i suoi continui e insistenti richiami alla responsabilità per il bene comune. P.S. Quel “Fate presto” che firmai con i tanti colleghi su Il Mattino, quarantanni fa in occasione della immane tragedia del terremoto diventa oggi un impegno d’onore per chi ama questo Paese e ne difende libertà e democrazia attraverso le Istituzioni. Quella tragedia diede impulso, grazie alla solidarietà nazionale, al riscatto sociale alimentando il desiderio di vivere e di credere nel futuro di un popolo. Sia così anche contro il mostro invisibile che ci angoscia in queste terribili ore.
di Gianni Festa