Divide il monologo della Ferragni a Sanremo: non basta chiedere alle donne di pensarsi libere per combattere il sessismo. Necessaria una rivoluzione che coinvolga tutta la società

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Divide il monologo di Chiara Ferragni, influencer capace di trasformare in oro ciò che tocca, protagonista della prima serata del festival di Sanremo al fianco di Amadeus e Gianni Morandi. Convince poco la lettera scritta alla sè stessa bambina con le sue fragilità, così come il suo invito alle donne a credere in sè stesse, a “pensarsi libere” e a non lasciarsi condizionare da pregiudizi e convenzioni imposte dalla società. In tanti lamentano la poca credibilità di una donna che sembra semplicemente celebrare sè stesse e le proprie conquiste. “Un discorso che non commento nel valore, ma nel messaggio – scrive Luisa Bocciero, docente al liceo Virgilio – vogliamoci bene, prendiamo il nostro posticino ben nascosto di fronte alla telecamera, perdoniamo la nostra vigliaccheria, il nostro egoismo, la nostra ipersensibilità al dolore provato da noi e assoluta impermeabilità a quello del mondo. ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ per me significava altro”. La storica Gaetana Aufiero spiega come si tratti di “un fenomeno di un’epoca impazzita, in cui anche tematiche serie vengono presentate in maniera riduttiva e fuorviante. Abbiamo perso di vista il vero problema, la libertà per le donne di fare qualsiasi cosa con il proprio corpo e la propria mente. Chiara Ferragni rappresenta un modello che non condivido, poichè finisce per proporre l’immagine di una donna ridotta esclusivamente al proprio corpo. Capisco che Sarempo voglia lanciare messaggi ma non si può ridurre il problema femminile a una sfilata con un vestito su cui è disegnato il proprio corpo, che simula l’effetto della nudità e a poche parole sul credere in sè stesse. Bisogna insegnare alle bambine che non basta curare la propria immagine esteriore, bisogna incidere nell’anima delle nuove generazioni”. “La prima regola del femminismo – spiega Vittoria Troisi del Centro donna – ci insegna che non esiste la libertà in generale ma la libertà di ognuno. Ritengo che Chiara Ferragni abbia fatto bene a partire da sè nella sua riflessione ma ora sarebbe il caso di fare un passo in avanti e chiedere un cambiamento  non solo alle donne ma anche agli uomini, proprio perchè è chiaro che viviamo in una società sessista e ancora patriarcale. Non è sufficiente che sia l’universo rosa a intraprendere un percorso di libertà, per trasformare la società c’è bisogno di una trasformazione che coinvolga uomini e donne, poichè ancora oggi dobbiamo fare conti con i tempi lunghi del patriarcato. Sono innanzitutto gli uomini che devono cambiare mentalità, una mentalità che resiste nell’organizzazione della società, che li vede ancora, in qualsiasi narrazione, come principali soggetti della storia. Il modello a cui guardare non può essere quello maschile, diventa fodnamentale affermare il concetto della differenza, di qui la necessità di una rivoluzione culturale per scardinare la società, non possiamo accettare che sia il maschio bianco il modello a cui devono uniformarsi tutte le diversità”. Maria Grazia Papa, psichiatra di Rete Soma, chiarisce come “Da ieri sera molte donne si ripeteranno pensati libera, basta il pensiero e si apre un universo di colpa. Mi ripeto pensati libera, ma la magia non funziona, ma che brava la signora, un applauso al pensiero magico, proprio quello che serve per seguire il diktat sei solo tu che sbagli. Sei una sfigata, ti senti sottomessa. Qualcosa non va? Bella mia hai sbagliato pensiero, devi pensarti libera. Certo la signora viene apprezzata per l’intelligenza, come no, la stessa intelligenza e originalità della legge del mercato. Vendere un cosa che solo i cretini acquistano è molto molto figo”. La giornalista Natascia Festa sottolinea come  “il monologo epistolare sull’essere donne fiere di sé e lo fa scrivendo a se stessa bambina, certo a modo suo, ferragnamente. E Amadeus alla fine azzera tutto con quella che non è neanche una battuta: “pensate che l’ha scritta tutta da sola questa lettera”. Francesca Ferrara replica che la “letterina è stata scritta dal manager e la questione gender gap ed empowerment femminile non la si risolve nè con la letterina e nè con i vestiti dei grandi stilisti. Ma ci vuole ben altro e parte dal basso, dal supporto alle famiglie e da una riforma culturale e sociale nelle scuole. Qualcuna di voi si identifica con lei? con i suoi look? Raccontatemi, perchè io, personalmente, sono distante anni luce. Alla fine, qualsiasi forma di maschilismo e patriarcato ha la meglio, anche sul palco più internazionale d’Italia. Dovremmo stare più attenti, nel nostro piccolo, a queste sfumature”. Di parere opposta Daniela Merola che plaude alla Ferragni “Brava. Pensiamoci professioniste, figlie, madri, mogli, amanti, amiche e libere”.  Anna Maria Funari pone l’accento sulle contraddizioni del suo discorso “La Ferragni è tra quelle che dicono alla gente come deve pensare, altro che libertà. Ma il problema non è lei, ma chi ha permesso fosse una maitre a penser”. Lo scrittore Franco Festa sottolinea come il monologo dimostri come “tutto è ridotto a merce, la Ferragni ha venduto se stessa bambina”. La critica d’arte Giovanna Nicodemi spiega come il festival di Sanremo, compreso il monologo della Ferragni abbia rappresentato la “fiera delle vanità, delle nullità, delle volgarità e quest’anno anche degli atti violenti…poi si fanno domande sulla provenienza del bullismo, del vandalismo e tutti gli ismi più beceri che riguardano i giovani. Non c’è che dire, grandi messaggi da una TV di Stato”. Durissimo Michele Preziosi “Sono anni che lo dico, voi la considerate leader opinion ma per me è solo una slot machine di banalità in mano alle multinazionali del consumismo”.